Virtualizzare: la scelta vincente per Puma

I mezzi, si sa, bisogna saperli usare. Alessandro Dell’Angelo, head of operations & Cio di Puma Italia, è consapevole che «utilizzare standard a livello mondiale, talvolta, comporta il rischio di non valorizzare le realtà locali». E, allora, riuscire a …

I mezzi, si sa, bisogna saperli usare. Alessandro Dell’Angelo, head of operations & Cio di Puma Italia, è consapevole che «utilizzare standard a livello mondiale, talvolta, comporta il rischio di non valorizzare le realtà locali». E, allora, riuscire a personalizzare può fare la differenza. È per questo che il punto di partenza per individuare partner, fornitori e tecnologie è sempre l’analisi della situazione attuale e di cosa, concretamente, può essere utile. Spetta, quindi, alle filiali locali la scelta dei fornitori con cui avere rapporti, a seconda delle strutture specifiche. «Quantificare il costo totale delle informazioni è complesso – avverte Dell’Angelo -. Per esempio, dai fornitori, in generale, è difficile ottenere preventivi realistici. Noi procediamo in questo modo: prendiamo in considerazione una rosa di nomi e, poi, effettuiamo un’indagine approfondita sulle esigenze. Il documento è, quindi, distribuito alle aziende interessate. A questo punto, le variabili principali sono i tempi e la disponibilità delle risorse. In seguito, sono presi in considerazione qualità e prezzo. È importante, inoltre, capire se qualche azienda ha già proposto soluzioni simili a quella cercata». Resta, comunque, il documento di assessment il punto centrale, nel quale vengono circoscritte in modo puntuale le richieste di Puma. Di dimensioni variabili da 10 a 300 pagine, è lo strumento principe per comunicare all’esterno le richieste. È quando ciò non accade che si possono presentare delle difficoltà. Questa la preoccupazione del manager riguardo al rapporto con i fornitori, con i quali «è sempre complesso trovare un equilibrio».

«Probabilmente – suggerisce Dell’Angelo – bisognerebbe cercare di cambiare le abitudini e riuscire a responsabilizzare in modo definitivo chi si occupa di un progetto. Altrimenti, ciò che può essere fatto in sei mesi verrà realizzato in dieci e il costo salirà».

Scegliere le persone adatte, quindi, ma ancora di più capire quali sono i giusti investimenti in tecnologia. Questa, infatti, è strettamente legata alle direttive di business e alla tipologia di azienda. «Per esempio – continua Dell’Angelo -, un’ottica Soa sarebbe per noi una complessità. La nostra è una filiale commerciale, che distribuisce i prodotti sul territorio. Non abbiamo, quindi, il ciclo industriale. Nonostante ciò, stiamo valutando l’ipotesi e abbiamo già preso contatti con alcuni vendor, per capire come possa esserci utile».

La virtualizzazione, invece, in Puma è considerata una scelta vincente, soprattutto per test e ambienti di sviluppo. Ancora di più il Cio crede nella Business intelligence, progetto per i prossimi due anni, soprattutto per quanto riguarda le applicazioni di supporto alle decisioni. «Il tutto deve avvenire – avverte – con un’infrastruttura tecnologica adeguata. Su questo punto sarà concentrata l’attenzione nei prossimi mesi. Sentiamo una forte esigenza di personalizzare la parte applicativa sulle esigenze di business».

Certe scelte, quindi, sono legate alle necessità proprie dell’azienda. Per esempio, è preferito l’uso del messaging di Lotus Notes, per la comunicazione interna, piuttosto che l’adozione di sistemi di tipo VoIp, considerati non necessari nella situazione specifica. Infatti, le chiamate dal negozio verso la sede sono limitate e legate a problematiche contingenti, non regolari. Sono, invece, frequenti i collegamenti telefonici con i consumatori e, quindi, le chiamate all’esterno.

Anche la questione dell’open source è affrontata da Puma con cautela. «A livello aziendale – dice il manager -, abbiamo ancora qualche perplessità. Alcuni fornitori, che utilizzano abitualmente tale sistema, ci creano difficoltà operative, anche se non grandissime. C’è una sorta di diffidenza, che, in effetti, è comprensibile, dato il cambiamento d’impostazione che comporta. Credo, però, che bisognerebbe fare un passo avanti e provare a rischiare, magari in qualche ambito di nicchia, per individuarne almeno i limiti».

Il budget destinato all’It è pari all’1,2% del fatturato ed è principalmente impiegato nella manutenzione, sia come adeguamenti delle macchine, sia per il rinnovo delle licenze. Le modifiche e gli applicativi sono considerati strumenti di innovazione, quindi, come investimenti veri e propri.

In generale, comunque, in Puma Italia c’è un forte legame con l’It, alla quale è riservata un’attenzione particolare. «Le nostre idee – spiega Dell’Angelo – sono tenute in forte considerazione. C’è la consapevolezza di poter essere realmente utili all’interno dei processi aziendali. Per questo e anche per il fatto di essere particolarmente propositivi, ci troviamo a governare decisioni non strettamente tecniche. Gli addetti ai sistemi informativi devono essere continuamente vicini agli utenti, comprendendone le esigenze e instaurando con loro un rapporto di fiducia».

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