Virtualizzare con ponderazione

Le tecnologie di virtualization consentono di ottimizzare lo sfruttamento delle risorse, facendo risparmiare sull’acquisto di macchine. Ci vuole, però, una valutazione dei carichi di lavoro

Stando alle sensazioni dei principali osservatori, la server virtualization sarà uno dei trend dirompenti dell’anno in corso. La virtualizzazione è una tecnica che muove da lontano (dai mainframe di Ibm) e che, grazie al lavoro dello specialista VmWare (una società di Emc), è approdata alle masse con la sua implementazione sulle architetture x86. Virtualizzare significa dividere le risorse di elaborazione (anche in campo storage, come è spiegato a pagina 20). Dal punto di vista tecnologico, viene interposto un livello software che disaccoppia il sistema operativo principale dell’hardware, consentendo di realizzare macchine virtuali ospitanti altrettanti ambienti che condividono le medesime risorse. La virtualizzazione consente di realizzare il tanto auspicato consolidamento: più server separati, dedicati ad altrettanti compiti, risiedono nella stessa macchina fisica. Un buon plus, questo, se è vero che i server operano generalmente tra il 10 e il 25% della propria capacità elaborativa, valore che può essere portato all’80% grazie alla virtualizzazione (tra gli altri, lo dice Yankee Group). Tuttavia, gli analisti mettono anche in guardia rispetto a un approccio che non sia ben ponderato: ci vuole, prima di adottare un ecosistema virtuale, un’attenta valutazione dell’utilizzo delle risorse e del carico di lavoro assegnato a ciascun server. Se non si presta attenzione nel cambiare il modo in cui le risorse sono allocate, si può incorrere in problemi prestazionali, sottolinea l’analista statunitense Ideas International, specializzato in tematiche correlate ai server. In sostanza, dice la società, siate sicuri che i vostri server siano sottoutilizzati prima di approdare alle macchine virtuali.


Il mercato offre, dal punto di vista dei software di virtualizzazione, i prodotti di VmWare (Esx server e l’"entry" Gsx Server, di cui è disponibile una versione gratuita), Microsoft Virtual Server 2005 (dal prezzo aggressivo ma, secondo alcuni, non ancora maturo per l’enterprise) e la proposta opensource di XenSource (che non supporta Windows). Quanto all’hardware, oltre alle ottimizzazioni di Intel e Amd, c’è la virtualizzazione per ambienti Unix dei processori Power di Ibm, già con la generazione 4 e poi con la 5 e la 5+. Il risultato è lo stesso: far vedere ai sistemi operativi in modo virtuale l’hardware sottostante. Anche Hp adotta da tempo un approccio votato al virtuale, con varie tecnologie disponibili nei server Integrity.

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