Hp si propone, con nuovi tool, di aiutare le aziende a trasformare le loro applicazioni legacy, in un’ottica di maggior agilità, flessibilità e riduzione dei costi
Dopo i fasti derivati dall’Anno 2000, che ha spinto molte società a reingegnerizzare l’It, negli ultimi anni si è sviluppata la tendenza di consolidare gli asset tecnologici e applicativi che si sono creati allora, in modo da poter capitalizzare gli investimenti fatti.
In questo contesto, Hp qualche anno fa ha lanciato il tema dell’Application Modernization, «per rispondere alla necessità delle aziende di continuare a usare quello che già hanno, sia dal punto di vista tecnologico che dell’innovazione di processo, ma in modo più efficiente – ha esordito Lorenzo Gonzales, Solution Practice Principal Application Modernization Services della filiale italiana -. Su questo fronte, negli ultimi anni abbiamo fatto diversi annunci, in particolare quello del 2006, relativo all’alleanza con Oracle e Intel e poi proseguito solo con Oracle, che quest’anno abbiamo riconfermato. Parlando di modernizzazione delle applicazioni, si affronta di petto il problema del dialogo fra It e business: molto spesso nelle medio-grandi aziende, da un lato ci sono i sistemi legacy, che sono incomprensibili per gli uomini di business e dall’altro c’è la necessità da parte dell’area It di ridurre la complessità. Per cui abbiamo cercato di realizzare una serie di soluzioni che consentano di analizzare qual è il valore degli assett che un’azienda ha, per poi poter lavorare su questo fronte. In ambito legacy, peraltro, oggi c’è anche un problema di competenze che tendono a scomparire, per cui si pone anche la necessità di recuperare tutte le informazioni che hanno le persone di una certa anzianità, per metterle a fattor comune della società».
Operando, dunque, con servizi e strumenti, secondo Gonzales, si riesce effettivamente a far fare un salto in avanti al cliente, visto che non si tratta soltanto di analizzare tecnologicamente quanti programmi hanno determinate caratteristiche, ma è importante capire come il tutto lavora all’interno dei processi aziendali. I consulenti di Hp, in seguito a un assessment della situazione specifica di un cliente, procedono a una scelta bilanciata sulle mosse da fare, in quanto ci sono delle applicazioni che hanno una resa e un costo eccessivi, per cui non conviene toccarle in una prima fase, mentre altre, che magari con poco sforzo si possono aprire, consentono, per esempio, un loro consolidamento in un’ottica di semplificazione dell’impronta applicativa e una significativa riduzione di molti fattori di rigidità. «In effetti – ha ripreso il manager – alcune rigidità vengono fuori proprio quando molte applicazioni fanno cose molto simili, per cui toccarne una, significa a cascata coinvolgerne altre 10 o 20. In quest’ambito, il tema delle Soa è un fattore che facilita il riutilizzo degli asset aziendali, e soprattutto può diventare una linea guida per le cose nuove che ci sono da fare, per cui sono un mezzo per risolvere questa situazione, ma comunque non l’unico. La soluzione finale, infatti, è un insieme di scelte che vengono fatte in funzione delle rigidità, delle complessità e dell’opportunità di business che si hanno nelle diverse aziende. Il nostro ruolo è quello di aiutare ogni cliente a capire qual è la sua conformazione ideale e poi lavorare su questa, e mano a mano farla evolvere nel tempo».
Sul mercato sono presenti numerosi strumenti che consentono di fare un’analisi tecnica di quello che un’impresa ha in casa, ma solo la mente umana è in grado di fare un’analisi capace di valutare come It e business possono venirsi incontro e far capire come funziona realmente la macchina operativa. «Quello che Hp si propone con i nuovi strumenti di Application Modernization – ha spiegato Gonzales – è di mettere insieme le tecniche di analisi simili a quelle delle reti sociali, analizzando gli ambienti applicativi, per vedere le dipendenze tra questi ultimi e i dati e capire qual è il modo corretto per far funzionare il tutto. Fondamentalmente, gli strumenti annunciati sono di tre categorie: il primo è Hp Modernization Profile, che va a identificare le opportunità di modernizzazione, andando a vedere se un applicativo è molto pesante e complesso, perché in questo caso è l’ultima cosa che si va a toccare. Un secondo tool è il Clone Set Analyzer, che consente di capire quali sono i pezzi di codice che sono replicati all’interno del sistema, in modo da semplificare l’ambiente applicativo e renderlo più agile e meno costoso, mentre il terzo, Clone Pattern Analyzer, serve per capire quali sono i percorsi con cui applicazioni simili fanno cose simili, in modo da ridimensionarle come capacità elaborativa. Così facendo, si riduce la massa di asset e si ha un percorso operativo più nitido». Questi strumenti di analisi non vengono venduti da Hp come prodotti di mercato, ma vengono usati come supporto interno: infatti, una volta estratte le informazioni del cliente, vengono elaborate all’interno delle factory. In seguito, vengono prodotti dei rapporti, degli elementi grafici e tutta una serie di analisi in base ai quali il cliente decide come muoversi.





