L’offerta di tecnologie wireless, mobile, smartphone e via dicendo che hanno aperto nuove frontiere, può essere adottata solo da quelle aziende utenti che possiedono i processi per valutarle, inserirle e gestirle, mentre altre, che sono molto meno info …
L’offerta di tecnologie wireless, mobile, smartphone e via dicendo che hanno aperto nuove frontiere, può essere adottata solo da quelle aziende utenti che possiedono i processi per valutarle, inserirle e gestirle, mentre altre, che sono molto meno informatizzate, non hanno la possibilità, in quanto per loro sarebbe economicamente troppo dispendioso.
Date queste premesse, secondo Franco Roman di Sun, in Italia in particolare, da una parte c’è in atto un aumento di potenzialità, ma dall’altro cresce anche il digital divide tra chi può cavalcare l’innovazione e chi, invece, via via ne rimane progressivamente escluso. «Per cui, se analizziamo la realtà dimensionale delle aziende italiane – sottolinea il manager – si scopre che quelle medie, che hanno più di 250 dipendenti sono meno di 3.000 e sono quelle che hanno un minimo di It, per cui possiedono anche gli skill per cavalcare l’innovazione, mentre invece quelle che stanno sotto ai 250 dipendenti rischiano probabilmente di esserne escluse. Oggi il mercato nazionale dell’It è depresso, ma sta andando a due velocità: infatti le medie aziende stanno crescendo anche a livello europeo, per cui dovendo confrontarsi con realtà internazionali si strutturano tecnologicamente. Quelle, invece, che sono in difficoltà sono le più piccole, perché non hanno le capacità interne, per cui non investono ma sono anche destinate a essere trascurate dall’offerta It, perché non ci sono più gli economics per sostenere una filiera tradizionale, fatta di venditori, sistemisti e via dicendo. Per fare un esempio, il valore medio di un progetto Erp, che prima era di 300.000 euro, oggi è sceso a 50.000/100.000. Quindi tutta un’economia che si giustificava su certi valori, oggi si regge sempre meno, per cui alcuni mercati, pur essendo potenzialmente enormi, diventano sempre meno interessanti».
Per contro, le stesse piccole aziende da un lato non investono perché non trovano sul mercato un’offerta che faccia al caso loro e dall’altro perché non percepiscono il valore dell’It. Però se si considera che ormai in Italia ci sono 10 milioni di Adsl, la scommessa è quella di creare nei prossimi 2/3 anni le basi affinché anche le aziende piccole possano fare il salto di qualità grazie all’emergere di un’offerta innovativa facile da usare, prendendo esempio dalle applicazioni online.
«Da parte nostra – riprende Roman – l’idea è di essere i fornitori dell’infrastruttura per chi eroga questi servizi, che sono le varie telco e i service provider che emergeranno, e dall’altra vogliamo stimolare la creazione di queste applicazioni, per le quali riteniamo che la modalità migliore sia l’opensource. Il nostro impegno è quello di spiegare, in particolare alle software house, che si possono via via spostare su un nuovo modello di offerta che prevede l’erogazione dei loro servizi via Internet, con una logica on demand: il vantaggio è che in questo modo una software house che magari si trova a sviluppare una soluzione personalizzata, per esempio per le piscine, si ritrova ad avere come mercato non solo una circoscritta area regionale ma nazionale. La scommessa e speranza è che l’Italia possa, con Internet, fare un salto tecnologico e creare una nuova offerta di servizi software che riesca a portare una maggior diffusione della tecnologia presso le Pmi, grazie a un approccio di utility dell’It, e quindi che le elevi allo stesso livello delle imprese più innovative».





