Una sconfitta

Le dimissioni di Lucio Stanca sono un segnale di debolezza in difesa del sistema Italia.

Poche parole per commentare la notizia del giorno: una sconfitta. E non ai Mondiali di calcio, anche se mentre scriviamo le notizie che arrivano da Johannesburg non fanno ben sperare, ma a Milano.

Lucio Stanca si è dimesso da ad di Expo 2015.
Senza voler ribadire colpe interpretiamo il dato per quello che è, una sconfitta del sistema Italia.
Perché le dimissioni sono state presentate da colui al quale era stato affidato il compito di gestire il più grande percorso di innovazione organica da qui a cinque anni, tra l’altro un manager e un politico nel cui curriculum spiccavano le parole il tecnologia e innovazione.
Si è dimesso colui che, solo poche settimane fa, aveva finalmente presentato il masterplan dell’evento. Colui al quale era stato chiesto di rivedere gli impegni in un’ottica di risparmio di costi e rispetto dei tempi.

Brutto segnale, non v’è dubbio.
Perché la lettera di dimissioni di Stanca porta con sé una ben più seria implicazione: si deve ripartire. Ed è di poca consolazione dire che per lo meno non è da zero che si riparte, dal momento che un organo di decisioni c’è.

In questo momento lo spazio è solo per gli interrogativi: come si riparte? Con quali obiettivi?
Ben li sintetizza Michele Brambilla, su La Stampa di oggi: ”Manca ancora, poi, un vero e proprio progetto: il tema proposto è «Nutrire il pianeta. Energia per la vita», ma anche anche negli ambienti finanziari sono forti le perplessità per la sua genericità: non è chiaro – dicono in molti – quale prodotto verrà proposto ai visitatori. [….]”

E amaramente chiosa: ” L’Expo non avrà introiti fino alla fine del 2014, e i soldi in cassa sono sempre meno. Bene che vada, sarà un’Expo molto ridimensionata. E nel Palazzo, anche romano, sempre più insistente sta addirittura girando una voce inquietante: e cioè che alla fine tutto potrebbe saltare, e Milano dovrà rinunciare. Sarebbe troppo, e non succederà. Ma quel che è già successo è comunque un brutto colpo per Milano”.

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