Un telefono, centovalli

Parafrasando un vecchio slogan: dove vorresti essere oggi?

Rileviamo come gli americani abbiano, in due giorni, bruciato più di mezzo
milione di iPhone.
Una corsa all’acquisto che altro non è che una riedizione
di quelle viste in passato per console di videogiochi, libri magosi e amenità
varie.

Nulla di nuovo, quindi, se non che stavolta è stato messo in
scena un arraffa arraffa per qualcosa che tutti hanno già.

Non solo il
telefono cellulare, ma anche quel qualcosa in grado di fare ciò che
oggettivamente fa l’iPhone, magari pure con un po’ di leggerezza in più, intesa
in senso meramente fisico.

Senza rievocare il famoso dubbio di Erich
Fromm, e senza disturbare i paesi in via di sviluppo, poniamo la questione a
modo nostro e facciamo un salto in Centovalli.

Fra Svizzera e Italia,
poco sotto Locarno, è una vallata fatta di gente, come ben l’ha presentata il
regista Mirto Storni, a metà strada fra un mondo che non c’è più e una modernità
incerta.

Collegatevi al sito della Tsi per vedere il documentario e
concedetevi un po’ di tempo insieme a quelle figure che pensavamo di poter
trovare solo in una certa letteratura (esclusa dal circuito dei libri al -20%,
eccezion fatta per Mauro Corona).

Sono persone che hanno fatto della
modestia e della dignità i valori per cui sono disposti a fare la coda. Poi
provate a immaginare l’effetto che farebbe un aggeggio simile, come quegli altri
che già esistono, in quella situazione.
E poi provate anche un po’ di sana
invidia.

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