Ue di nuovo in polemica con Microsoft per il ballot screen

L’accusa è di non aver rispettato le pattuizioni sulla base delle quali Microsoft si era impegnata far comparire la schermata per la scelta del browser in tutte le versioni di Windows supportate.

La Commissione Europea ha inviato una contestazione formale a Microsoft:
l’accusa è quella di non aver rispettato le precedenti pattuizioni
sulla base delle quali l’azienda di Redmond si era impegnata far
comparire la schermata per la scelta del browser (“ballot screen“)
in tutte le versioni di Windows supportate. Già qualche settimana fa il
commissario europeo col portafoglio della Concorrenza, Joaquin Almunia,
aveva parlato di una probabile sanzione nei confronti di Microsoft.

Nel
corso delle analisi tecniche che sono state sin qui condotte, la
Commissione ha stabilito che Microsoft ha mancato di visualizzare il
ballot screen su Windows 7 Service Pack 1, prodotto che è stato
rilasciato a febbraio 2011
“. Il colosso guidato da Steve Ballmer
avrebbe rispettato le condizioni imposte in sede europea solo fino al
momento del rilascio del pacchetto di aggiornamento “Service Pack 1” per
Windows 7: da allora in avanti, gli utenti che hanno ad esempio
acquistato dei sistemi già basati su tale versione del sistema operativo
non avrebbero mai visto apparire la schermata per la scelta del browser
predefinito.

Microsoft stessa, spiega la Commissione Europea –
come peraltro già ricordato da Almunia -, avrebbe ammesso “l’errore”
confermando che nel periodo febbraio 2011-luglio 2012 molti utenti
potrebbero non aver visto comparire il “ballot screen”.

A questo
punto, una volta ricevute le obiezioni mosse dalla Commissione, i
responsabili di Microsoft avranno la facoltà di replicare sia in forma
scritta sia richiedendo un’audizione. “Una decisione circa
un’eventuale sanzione sarà presa solamente dopo che le parti in causa
avranno esercitato il loro diritto alla difesa
“, si precisa. Sulla
carta, almeno in linea teorica, Microsoft potrebbe vedersi comminata –
nel caso peggiore – una multa del valore pari al 10% dei suoi introiti
annui. È altamente improbabile, comunque, che la Commissione decida di
irrogare una sanzione talmente severa: potrebbe essere riconosciuta la
tesi dell’errore, apprezzata l’ammissione del comportamento anomalo e la
vicenda valutata sulla base delle novità che stanno interessando il
mondo dei browser web.

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