Twittamenti

Cinque anni di micro blogging che hanno fatto bene.

Il primo giorno di primavera molti hanno celebrato il quinto compleanno di Twitter. Il Post lo ha fatto bene, semplicemente riprendendo la lista dei fratelli Werbach (qui) sui modi migliori di interpretare la piattaforma di microblogging.
Ci inseriamo nel flusso dicendo in breve la nostra.

Un po’ per segnalare (passatecelo, non lo abbiamo mai fatto sinora) che pure 01net ha il suo spazio su twitter (http://twitter.com/01netIT).

Un po’ per scrivere le nostre osservazioni, non tanto sulla lista Werbach (lungi da noi contraddire chi ne sa di più), ma sull’utilità del fenomeno microblogging.

La prima: serve.
Compiendo un’adeguata selezione dei propri interessi e aderendo agli account di twitter coerentemente, c’è davvero modo di rimanere aggiornati alle cose che interessano.
C’era una volta il feed? In effetti, sì.

La seconda: è una meta-disciplina.
Chi sa accettare il compromesso trova in twitter quasi un mentore non tanto di buona scrittura, quanto di chiarezza espositiva. Il dover esprimersi compiutamente in 140 caratteri, artifici esclusi, è una bella palestra di comunicazione. Pochi lo sanno fare, i primi trasgressori siamo forse noi, ma l’ambizione c’è e non è delle peggiori.

La terza: astenersi perditempo.
Sempre se utilizzato manzonianamente, con juicio, il microblog permette di creare circoli di persone che condividono almeno un interesse. Il che accorcia la catena di comunicazione e fa arrivare al dunque in tempo breve.

Ne bastano tre di buoni motivi, come alla Christie ne bastavano tre di indizi per individuare un colpevole, per togliere l’ultimo dubbio: è una buona cosa.
Che, come tutte, continuerà a esserlo solamente se non se ne abuserà.

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