Tutti pazzi per la Borsa on line

Quello del trading on line, la compravendita di titoli azionari via Internet, è un mercato destinato a crescere ulteriormente in Europa, dove si attende una vera e propria esplosione del fenomeno. Il numero delle "posizioni" o di depos …

Quello del trading on line, la compravendita di titoli azionari via
Internet, è un mercato destinato a crescere ulteriormente in Europa,
dove si attende una vera e propria esplosione del fenomeno. Il numero
delle "posizioni" o di depositi titoli, che alla fine del 1999
arrivavano a una cifra di poco meno di 1,95 milioni, saranno 4,4
milioni entro la fine dell’anno secondo le stime ricavate da uno
studio del gruppo Idc. Nel 2003, il numero complessivo dei conti per
il trading on line sfiorerà i 17 milioni. Luisa Bordoni, che in Idc
ha la responsabilità delle ricerche sui mercati verticali europei,
sottolinea come l’intera Europa "sia sull’orlo di un rapidissimo
incremento dei conti sottoscritti per il trading". In questa fase di
impennata, i broker devono focalizzarsi sulla creazione di una quota
mercato sufficiente a garantire la loro sopravvivenza in futuro.
Ancora una volta l’Europa deve insomma fare tesoro dell’esperienza
americana, dove molte società di intermediazione hanno faticato a
stare al passo dei fortissimi ritmi di espansione del mercato e del
conseguente clima di concorrenza. I primi arrivati ai blocchi
dell’offerta dei servizi sono risultati i più avvantaggiati e spesso
le sfide più grandi sono venute da parte di relativamente piccole
start up piuttosto che dagli affermati gruppi finanziari. Come in
altri settori, le società di intermediazione on line hanno costruito
il loro iniziale successo sui prezzi aggressivi delle commissioni, ma
in seguito sono i servizi a valore aggiunto (come le informazioni o
le analisi di mercato) a fare la differenza tra un broker e l’altro.
Il mercato della prima piazza finanziaria europea, la Gran Bretagna,
è ancora quello caratterizzato dal maggior numero di intermediatori.
I quali, forse per colpa della concorrenza da parte dei loro cugini
americani, hanno però registrato un basso tasso di crescita su scala
continentale.

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