Tutela dei dati: aziende tranquille, consumatori un po’ meno

Da un’indagine condotta da Ponemon Institute per conto di Accenture emerge un certo divario tra la percezione delle imprese e dei consumatori sulla sicurezza dei dati sensibili. I dati italiani.

Accenture ha reso noti i risultati di un’indagine condotta in collaborazione con il Ponemon Institute per quanto riguarda la privacy e la tutela dei dati.
Lo studio, condotto su oltre 5.500 dirigenti aziendali e più di 15.500 consumatori in 19 paesi, rivela un certo divario tra le intenzioni delle aziende in merito alla riservatezza dei dati e il modo in cui effettivamente, alla prova dei risultati, proteggono i dati personali sensibili (ad esempio nome, data di nascita, etnia, numero di codice fiscale e di carta d’identità, anamnesi medica).

Tra le aziende che hanno risposto questo sondaggio in Italia, il 65% ritiene di applicare adeguate politiche di tutela dei dati personali di cui dispone, una percentuale che è però inferiore alla media globale, che è invece pari al 73%. Nel nostro Paese inoltre, tre aziende su cinque (62%) riconoscono di aver perso dati sensibili relativi a consumatori, clienti o dipendenti, dato superiore alla media globale (pari al 58%). Gli Stati Uniti registrano invece l’incidenza più elevata, con una perdita di dati personali pari all’80%. L’India e Singapore riportano la percentuale più bassa, rispettivamente con 29% e 31%.

Il 90% degli intervistati italiani sente come proprio dovere l’esigenza di prendere misure per tutelare i dati del consumatore, è la percentuale più elevata in tutti i 19 paesi esaminati, la media globale è infatti del 70%.
Il 61% delle aziende italiane afferma che è molto importante o importante ottenere il consenso del consumatore o dei clienti prima di utilizzare o condividere i propri dati personali, contro una media globale del 52%. Il dato più elevato si registra in Germania con l’88%

Il 79% delle imprese italiane ritiene che i consumatori abbiano il diritto di accedere ai propri dati raccolti e utilizzati dalle aziende e di controllarli, una percentuale molto superiore alla media globale del 55%. Solo la Francia registra un dato superiore con l’80%.

L’80% delle società intervistate sostiene che i consumatori abbiano il diritto di modificare i dati errati raccolti e utilizzati dalle aziende, la percentuale più elevata di tutti i paesi esaminati e superiore al 54% della media globale. Solo due su cinque (43%) ritiene invece che l’accuratezza delle informazioni raccolte sui clienti o i consumatori sia importante o molto importante, un dato inferiore al 62% della media globale.

Il 46% delle aziende italiane controlla regolarmente che vengano rispettati i requisiti previsti dalla normativa sulla tutela della privacy e dei dati sensibili, un dato alquanto inferiore rispetto al 68% della media globale. E per di più, solo il 52% delle imprese italiane risulta a conoscenza di dove siano conservati i dati dei propri clienti e dipendenti a livello aziendale (rispetto al 71% della media globale).

Per quanto riguarda i consumatori, l’86% degli intervistati sostiene che la riservatezza dei dati personali è importante o molto importante (contro il 70% a livello globale). Solo il 38% considera adeguata la tutela dei propri dati personali condivisi con le aziende, a fronte del 58% registrato a livello globale. Per i consumatori italiani la tutela della privacy è “molto importante” quando si naviga su internet (41%), quando ci si reca presso un’azienda sanitaria (41%) e quando si effettuano pagamenti o si viaggia in altri paesi (entrambi 40%).

Il 65% dei consumatori italiani ha inoltre dichiarato che la preoccupazione principale relativamente alla privacy riguarda il furto dei beni, il dato più elevato di tutti i paesi (contro una media globale del 23%), seguito dalla diffusione di info personali (51%) e dalla sorveglianza e censura da parte dello Stato (40%). Anche a livello globale, la rivelazione di segreti e la sorveglianza e censura da parte dello Stato rappresentano le problematiche legate alla privacy più sentite tra i consumatori (ognuna con il 34%).

Infine il 44% dei consumatori intervistati in Italia ritiene che le amministrazioni pubbliche siano responsabili di un’adeguata tutela dei dati personali. Il 22% ritiene invece che tale responsabilità dovrebbe spettare all’individuo, mentre il 16% alle aziende. A livello globale il 41% ritiene che tale responsabilità spetti al governo, il 19% all’individuo e il 21% alle aziende.

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