Parla il manager che ha guidato il “nuovo corso” di Emc: «C’è ancora molto da innovare nell’It e i Cio si trovano a fare un lavoro enorme»
Creare un portafoglio prodotti in grado di soddisfare tutte le esigenze di gestione delle informazioni in azienda. Questo l’obiettivo della “rivoluzione” avviata sei anni fa da Joe Tucci all’interno di Emc. Come? Anzitutto ascoltando i clienti, pratica alla quale il manager stesso dedica la metà del proprio tempo con la convinzione che, in futuro, le informazioni saranno sempre più svincolate dagli applicativi, alla stregua dei Web service.
Quali obiettivi ha raggiunto dal suo arrivo in azienda e quali sono le sfide dei prossimi mesi?
«Negli ultimi cinque o sei anni, Emc ha attraversato un periodo di grande rivitalizzazione, ha continuato a guadagnare quote di mercato e proseguito nella crescita a due cifre del fatturato. Abbiamo trasformato il modello di business e, oggi, l’azienda opera con un portafoglio ben bilanciato di prodotti, in cui software e servizi rappresentano più del 50% del fatturato e l’hardware meno del 50%. Emc è stata capace di evolvere insieme al suo mercato di riferimento e da azienda di gestione e archiviazione delle informazioni è diventata il principale vendor di tecnologia di infrastruttura informativa. Ritengo, però, che il meglio debba ancora arrivare. Non siamo mai soddisfatti di quello che abbiamo fatto e sappiamo che possiamo fare meglio».
Il sistema dell’offerta Ict è, secondo lei, in grado di rispondere in modo corretto alla domanda di mercato? Qual è la posizione di Emc?
«Per rispondere alle necessità dei clienti è necessario prima capirne a fondo le esigenze e il contesto di business. Io passo dal 40% al 50% del tempo con i clienti, ascoltandoli, imparando da loro e facendo in modo che Emc sia perfettamente sintonizzata sulle loro esigenze. Questo va al di là dei nostri prodotti e servizi e arriva a comprendere le interazioni degli utenti con le nostre persone. È quello che chiamiamo impegno di tutta l’azienda verso la Total Customer Experience».
Come siete in grado di soddisfare le esigenze dei vostri clienti?
«Fin dalla fondazione, Emc mette i clienti al primo posto. I fondatori dell’azienda sono stati i primi a dare l’esempio, facendo attenzione alle esigenze degli utenti e mantenendo le promesse. Si diceva che all’inizio Emc avrebbe potuto essere l’acronimo di “everyone meets customers” (tutti incontrano i clienti). Ed è vero. Tutto il senior management va a trovare i clienti regolarmente. Facciamo tutto quello che possiamo perché la “voce del cliente” si senta forte in tutti i punti dell’azienda, anche nei più nascosti. Negli ultimi 15 anni abbiamo organizzato i Customer Council, in cui mettiamo insieme 50 o 60 utenti per due giorni di intense discussioni. Scopo di questi incontri è cercare di capire a fondo le esigenze degli utenti in termini di prodotto. Inoltre, questi momenti sono sfruttati per presentare la strada che stiamo seguendo sul fronte della tecnologia e capire se i clienti la approvano, promuovendo una maggior collaborazione tra noi e loro».
Quando assisteremo a un nuovo breaktrough tecnologico simile a quello del Web e quali tecnologie si candidano a guidare questo “salto quantico”?
«L’It è una rivoluzione che per ora non è stata portata a termine. C’è ancora molto da inventare e da innovare nell’It perché si possa dire che ha tenuto fede alle sue promesse. Emc si concentra sulle informazioni e sull’infrastruttura. Abbiamo investito in tecnologie che hanno cambiato le regole del gioco, che portano più valore al modo in cui le organizzazioni gestiscono le informazioni e ottimizzano le infrastrutture It. Una di queste aree è la virtualizzazione. Crediamo che in futuro circa la metà delle infrastrutture, soprattutto quelle nei data center, sarà astratta: la virtualizzazione, infatti, permette di trasformare l’hardware in uno strumento flessibile, pronto a rispondere alle richieste del reparto It. Inoltre, dobbiamo cambiare completamente il modo in cui pensiamo alle informazioni, che non saranno più accoppiate alle applicazioni. Gli information service e i Web service diventeranno la stessa cosa. I metadati saranno integrati con tutti i dati, in modo che qualsiasi informazione possa essere indicizzata, sottoposta a query e a ricerche».
Quali sono, dal suo punto di vista, le sfide che i Cio dovranno affrontare nel prossimo futuro?
«I Cio si trovano a dover fare un lavoro enorme. Devono scegliere e implementare le migliori tecnologie per aiutare l’azienda a essere più competitiva contenendo, però, i costi operativi e quelli della tecnologia stessa. Una delle maggiori sfide che un Cio deve affrontare consiste nel costruire un’infrastruttura informativa da utilizzare per archiviare, proteggere, ottimizzare e sfruttare al meglio l’enorme patrimonio di informazioni dell’azienda. Quanto è grande questo patrimonio? Oggi Emc ha centinaia di clienti con centinaia di petabyte (un petabyte è un milione di giga – ndr) di storage, ma si prevede anche che la quantità di nuove informazioni digitali che il mondo produce ogni anno crescerà di 6 volte tra il 2006 e il 2010. Nel 2010 il mondo genererà quasi 988 miliardi di gigabyte di nuovi record. E anche se saranno degli individui a creare la maggior parte di queste informazioni, sarà compito delle organizzazioni renderle sicure, mantenerle disponibili 24 ore al giorno e fare in modo che siano conformi alle normative. Quindi i Cio sono molto interessati a trovare nuovi modi, efficaci ed efficienti dal punto di vista dei costi, per archiviare i dati, mantenerli disponibili, sicuri, gestirli, condividerli e sfruttarli per ottenere vantaggio competitivo».
Come sta cambiando il ruolo del Cio in azienda? È coinvolto sempre più direttamente nelle strategie o il suo contributo è di carattere meramente operativo?
«Molti Cio partecipano di più alla definizione delle strategie delle loro organizzazioni, perché l’It oggi è considerata una componente essenziale del business. Considerando, poi, che i volumi e l’importanza dei dati continuano ad aumentare, molti Cio hanno spostato l’attenzione dalla “T” di It alla “I”, che sta per informazione. Le tecnologie e le persone vanno e vengono, ma le informazioni restano e sono la componente strategica essenziale per il business. È indispensabile, quindi, trarre il maggior valore possibile dai dati di cui si dispone».
Qual è la vostra strategia per soddisfare le necessità dei Cio?
«Il punto di partenza per noi è sempre capire bene il business dei clienti, in modo da poter sviluppare soluzioni che li aiutino a risolvere il maggior numero di problemi possibile e ad avere ancora più successo. La nostra missione è assicurare che le loro informazioni siano disponibili in modo sicuro, velocemente e facilmente, in qualunque luogo si trovino e in qualunque momento. Per questo sviluppiamo e forniamo tecnologia e soluzioni di infrastruttura informativa, che permettono all’azienda di evitare seri rischi e di ridurre gli alti costi associati alla gestione delle informazioni. Le imprese possono, così, sfruttare al massimo il valore delle informazioni, traendone un vantaggio per il business. Ma possono anche implementare strategie di gestione del ciclo di vita delle informazioni (Ilm, Information lifecycle management), per mettere in sicurezza gli asset informativi critici, automatizzare le operazioni dei centri dati, implementare strategie di virtualizzazione e prepararsi alla Service oriented architecture».
Come guardate all’Italia? Come a un mercato o anche come una fonte di innovazione per il business?
Siamo un’azienda globale e, quindi, guardiamo all’innovazione in modo globale, consci del fatto che le grandi idee possono arrivare da qualunque parte. E lo fanno davvero. Nei nostri centri di ricerca, talenti tecnici locali progettano e sviluppano i futuri prodotti Emc. Abbiamo appena presentato la Emc Innovation Network, una comunità globale di menti tecnologiche, sia dipendenti di Emc che personale esterno all’azienda, che si occupa di scoprire e applicare nuove tecnologie di infrastruttura informativa. Emc cerca sempre di attingere a nuova conoscenza e a fonti di innovazione ovunque si trovino».
Un manager con il pallino della qualità totale
Joseph (Joe) Tucci è presidente e Chief executive officer di Emc dal gennaio del 2001. Dall’inizio del 2006 è anche a capo del consiglio d’amministrazione (chairman) della società, che ha guidato durante un periodo di profonda “rivoluzione”, caratterizzato da una pluralità di acquisizioni e dalla ridefinizione del modello di business.
Il manager è un acceso sostenitore della filosofia della qualità totale, che ha contribuito a diffondere in azienda soprattutto sul fronte delle relazioni con il cliente. Prima di entrare in Emc, Tucci ha guidato la rinascita operativa e finanziaria di Wang Global, della quale è stato chairman e Ceo per 6 anni dopo l’avvio del concordato preventivo (procedura Charter 11) della società. In precedenza, dal 1986 al 1990, è stato presidente dello Us Information Systems di Unisys Corporation. La sua carriera è iniziata come programmatore alla Rca Corporation, dopo la laurea ottenuta al Manhattan College e un master in Business Policy conseguito alla Columbia University. Tucci è anche membro del Board of Advisor della Carroll School of Management del Boston College, nonché supervisore della Boston Symphony Orchestra.





