A Ict Trade si è discusso di industria e artigianato: ma le pastoie dell’It italiana sono sempre le stesse.
Provocatorio anche quest’anno, Maurizio Cuzari, presidente e amministratore delegato di Sirmi, ha lanciato la sua frecciata al pubblico riunito per il convegno inaugurale dell’edizione 2010 di Ict Trade a Ferrara: ”Comparto industriale? Secondo me l’It italiana è semmai il primo comparto artigianale”.
97.000 imprese, ciascuna delle quali, in sostanza, sembra muoversi priva di una logica comune.
E questo nonostante i numeri, le logiche e i fondamentali, come ha ribattuto a Cuzari Paolo Angelucci, presidente di Assinform, rispondano perfettamente a quelli di un comparto industriale.
Però, soffermandosi sulla dichiarazione di Cuzari e provando a toglierle l’elemento di provocazione, la sostanza che resta ha il sapore del dejà vu: questo comparto sembra ancora incapace di fare sistema. Il che, nelle parole di Angelucci, si traduce in un ”reinventare ogni volta la ruota”, senza imparare a usare ciò che in realtà sul mercato già c’è.
E questo nonostante gli anni, nonostante gli inviti, nonostante le call to action ripetute nel tempo,
Se poi al “fare sistema” aggiungiamo il ”costruire la filiera”, la sensazione che se ne ricava è che questo mondo fa davvero fatica a liberarsi dal suo particolarismo. E, anno dopo anno, si dibatte sempre nelle stesse pastoie.
I finanziamenti, l’accesso al credito, l’assicurazione del credito, la scarsa capitalizzazione sono problemi annosi, resi semplicemente più evidenti dalla crisi.
Non c’è più spazio per l’improvvisazione, è stato ripetuto più volte a Ferrara, ma basterà questa ennesima esortazione?
Di fronte alla reiterata lamentela su quanto sia difficile lavorare con la Pubblica Amministrazione, non solo per l’eccessiva lunghezza dei tempi di pagamento ma anche per la mancanza di strumenti adeguati che aiutino le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, ad avvalersi dei contributi messi a disposizione dall’Unione Europea, per la prima volta il ministro Andrea Ronchi ha tratteggiato un progetto di collaborazione con le quattro università romane, con l’obiettivo di dar vita a una struttura per la formazione post laurea del personale della pubblica amministrazione.
È come se un primo tassello della famosa filiera cercasse di darsi una fisionomia definita.
Sapranno gli altri fare altrettanto?





