Tlc: sfide più elevate ma maggiori opportunità

In un momento di grande tensione e competizione per il mercato delle Tlc, può essere d’aiuto conoscere come vede il futuro del settore Pietro Guindani, che, in quanto amministratore delegato di Vodafone, vive quotidianamente questa realtà. Di recente, …

In un momento di grande tensione e competizione per il mercato delle Tlc, può essere d’aiuto conoscere come vede il futuro del settore Pietro Guindani, che, in quanto amministratore delegato di Vodafone, vive quotidianamente questa realtà. Di recente, inoltre, Guindani ha ricevuto dall’Aism il premio Tagliacarne 2007 i, per aver assunto la centralità del cliente come fattore primario nella ricerca e costruzione del vantaggio competitivo.

Un manager “illuminato”, quindi, che ci ha offerto una chiara analisi delle opprtunità e delle tensioni che agitano il mercato nazionale.

«Il settore delle Tlc in cui opera Vodafone – esordisce Guindani – sta vivendo oggi un momento di discontinuità che è comparabile con la discontinuità che ha aperto il mercato delle Tlc nel 1994. Allora una discontinuità tecnologica e regolamentare apriva il mercato delle Tlc mobili. Oggi, una discontinuità di tipo tecnologico e potenzialmente anche di tipo regolamentare, può sancire la completa integrazione dei mercati, che tradizionalmente conosciamo come mercati di telefonia fissa e mobile. Questo perché da un punto di vista tecnologico c’è la possibilità fisica di integrazione tra reti mobili e fisse, per cui al cliente non interessa distinguere l’una dall’altra, ma parlare di telefonia vocale, grazie alla portabilità di questi servizi su reti diverse».

Secondo il manager, non ha più senso parlare di banda larga via cavo o via radio, perché le prestazioni delle Tlc via radio stanno raggiungendo livelli tali per cui è possibile fornire un buon servizio, con una elevata qualità di trasmissione dati. «L’Umts è stato per alcuni anni una promessa incerta. Oggi, invece, con le ulteriori generazioni che sono state rilasciate in rete, è possibile avere connessioni in banda larga, via radio e fissa, e offrire servizi decisamente concorrenti tra di loro. Questa, quindi, è la discontinuità tecnologica, mentre quella regolamentare potrebbe essere la separazione funzionale o societaria della rete di telecomunicazione fissa di Telecom Italia, di cui tanto si discute. Perché questa potrebbe essere una seconda discontinuità? Perché il regolatore, già in anni passati, ha stabilito il principio della parità di accesso a infrastrutture che sono monopolio naturale, e la rete fissa di Telecom Italia è monopolio naturale non replicabile su scala nazionale. È vero, esistono già a livello regionale e di singole città delle reti fisiche alternative, ma su scala nazionale l’accesso a questo asset è necessario per la completa liberalizzazione del mercato. Per cui noi operatori sfidanti, assieme ad altri competitor, vediamo nella separazione della rete fissa di Telecom Italia quella discontinuità regolamentare che può aprire ulteriormente la concorrenza e innescare un meccanismo virtuoso, che da un lato può creare nuova crescita, dall’altro può spostare quote di mercato dall’operatore ex-monopolista ai concorrenti, creando così quel bilanciamento che nel mercato della telefonia mobile è completamente avvenuto». Oggi i primi due operatori di telefonia mobile controllano insieme all’incirca il 70% del mercato, mentre la restante quota è divisa tra gli altri operatori, compresi quelli virtuali. Viceversa, nelle comunicazioni fisse, il più grande operatore controlla il 95% delle linee di telefonia vocale e il 65% degli accessi in banda larga, per cui l’apertura del mercato è solo parziale.

Perché questa seconda discontinuità accade oggi e non in un momento precedente? «Accade oggi – osserva Guindani – perché è diventata un’esigenza delle imprese che operano in questo settore. Per più di 10 anni gli operatori delle comunicazioni mobili sono cresciuti grazie a un solo elemento trainante, che era l’aumento del numero di clienti che sceglievano per la prima volta il servizio di Tlc mobili. Quindi la crescita galoppante a due cifre era dovuta semplicemente all’allargamento delle dimensioni del mercato. In un momento in cui, viceversa, l’acquisizione di nuovi clienti rallenta, perché il mercato è saturo, ecco che gli operatori cercano nuove linee di sviluppo e nuove strategie. In particolare, l’investimento della banda larga diventa una priorità urgente, in quanto è una linea di attività che può portare nuova genuina crescita alla ricerca di clienti che adotteranno servizi realmente innovativi. Lo stesso vale per le imprese, che oggi dovrebbero investire nell’integrazione tra Tlc fisse e mobili, ma il fatto che tecnologicamente sia possibile non basta, in quanto devono avere una valida motivazione economica per investire somme notevoli, con una probabilità di rischio associato più elevato. E una motivazione può essere che l’integrazione tra fisse e mobili consente un’offerta di servizi maggiori, che rende il cliente di più alto valore, in quanto lo stimola a usare nuovi servizi e diminuisce i tassi di disattivazione».

Oggi, dunque, il settore delle Tlc sta vivendo una fase di concorrenza molto elevata, non solo perché c’è stato un discreto numero di nuovi entrati, ma anche perché stanno cadendo le barriere tra mercati confinanti. Per cui si va verso un mercato costituito da una dozzina di operatori di Tlc fisse e mobili integrati, affiancati dall’ingresso di operatori di Tlc mobili virtuali, come Poste Italiane o operatori della grande distribuzione al dettaglio, che entrano a loro volta nella distribuzione di servizi che erano fino a poco tempo fa prerogativa di aziende come Vodafone.

La conseguenza di questo fenomeno è la pressione sui margini: mentre da un lato l’abbassamento dei prezzi stimola la domanda, per cui i volumi aumentano, dall’altro la pressione sulla redditività porterà a un consolidamento del mercato. Non è un caso, come sottolinea Guindani che «Tele 2 abbia deciso di cedere le attività in Italia nel 2007 e per questo Vodafone abbia trovato l’opportunità di acquisirla, accelerando così un piano di sviluppo, che peraltro era già deciso, con l’ingresso in un’area che chiamiamo delle telecomunicazioni totali. E per completare questo scenario a livello macro-settoriale, bisogna citare l’importante intervento delle autorità di regolamentazione e delle autorità di Governo che definiscono il contesto normativo. Anche da questo punto di vista, oggi c’è una novità: da sempre l’autorità ha svolto un ruolo di promozione della concorrenza, mentre oggi svolgerà sempre più anche un ruolo di tutela attiva dei consumatori. E questo crea una nuova dimensione per la quale noi operatori siamo culturalmente preparati, ma probabilmente dobbiamo attrezzarci meglio per essere ancora più pronti rispetto alle aspettative di una comunità di consumatori più informati e decisi a far valere le loro ragioni non solo come individui ma anche come classe di clienti».

E da questo punto di vista l’introduzione nella normativa italiana della “class action” (cause collettive risarcitorie contro le società) è la dimostrazione del fenomeno in atto. In particolare, questa normativa, nell’ambito delle Tlc, è accompagnata da iniziative specifiche, che sono state emanate dalle autorità delle telecomunicazioni, volte ad aumentare la trasparenza dell’offerta e ad assicurare gli standard della qualità del servizio ai clienti finali. «La teoria tradizionale è che un mercato in concorrenza, naturalmente protegge gli interessi dei consumatori, ma la realtà dei fatti è che un mercato iper-concorrenziale può diventare una difficile avventura per i consumatori – prosegue Guindani -. Il fatto che esista una vasta gamma di prodotti e servizi offerti, aumenta sicuramente le possibilità di scelta del consumatore informato, ma può rendergli la vita più difficile, visto che oggi la semplicità è premiante. Ed è per questo tipo di ragionamenti che oggi le autorità intervengono in modo più preciso, per garantire degli standard di qualità e di trasparenza più elevati che non in passato». Nell’anno appena chiuso, va ricordato anche l’intervento diretto delle autorità italiane, sul fronte dei prezzi. Infatti, nonostante sia un mercato liberalizzato, in determinate circostanze le autorità hanno mantenuto una riserva di possibile intervento: l’abolizione in Italia dei costi di ricarica è un esempio eclatante, costato all’intero settore oltre 2 miliardi di euro.

Tutto questo ha portato molta pressione sui prezzi e accelerato il percorso di potenziale consolidamento tra gli operatori. «Viviamo, quindi, un momento che mai come oggi presenta le sfide più elevate e le maggiori opportunità. Queste ultime derivano dall’ampliamento dei mercati potenzialmente raggiungibili, con tecnologie che ci permettono di offrire ai clienti servizi più ricchi, di comunicazione vocale e di connessione alle reti sia a casa, che in ufficio e in mobilità, il tutto integrato con i sistemi di social networking che oggi Internet offre. E il fatto di portare sui terminali mobili l’accesso a Internet ecco che è possibile integrare anche le funzionalità di social networking piuttosto che quelle tipiche del cliente individuale. Quindi le opportunità nel mercato delle Tlc sono grandi e le sfide sono connesse alla realizzazione di questi programmi».

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