Telefonia mobile: Philips getta la spugna?

Un business che stenta a decollare a quasi quattro anni dal varo. Per la divisione Pcc di Philips sembra dunque giunto il momento della verità. Una acquisizione, o una joint venture, potrebbe aiutare a scongiurare il rischio-chiusura.

L’annuncio potrebbe arrivare nelle prossime settimane: dopo quattro anni di speranze deluse e di notevoli perdite, Philips potrebbe decidere di abbandonare le attività nell’area della telefonia mobile, chiudendo le attività di Philips Consumer Communications (Pcc), una joint venture costituita nel 1997 con Lucent Technologies, che ne deteneva il 40% del capitale.
La divisione ha inghiottito nelle proprie casse qualcosa come 850 milioni di euro, registrando un solo modesto utile, lo scorso anno, quando il boom della telefonia mobile portò a 1 milione di euro di utile operativo. Già quest’anno i conti sono di nuovo in rosso.
In realtà, davanti al colosso olandese si aprono tre strade: una nuova joint venture, la vendita o la chiusura definitiva dell’attività. Ma per gli analisti la terza ipotesi è più probabile, visto il fallimento di una serie di colloqui già avviati da Philips ad esempio con Lg Electronics, con la quale ha per altro già in corso altri tipi di collaborazione.
Non che la chiusura sia cosa facile, visto che da un lato comporterà un aggravio dell’ordine dei 250-300 milioni di euro ai già annunciati 350 milioni di euro destinati a sostenere le spese legate alla riduzione di 7.000 organici in tutto il gruppo e dall’altro potrebbe incontrare forti opposizioni sindacali in Francia, dove si trovano gli stabilimenti produttivi.
Ma quali le cause di questa debacle? Più di una, come è facile immaginare. Da un lato una serie di ritardi legati al fallimento della joint venture con Lucent, dall’altro le difficoltà incontrate nel stare al passo con una competizione sempre più aggressiva. Non vanno poi dimenticati i costi, decisamente elevati, per sostenere lo sviluppo di apparati di nuova generazione, e qualche prodotto forse non troppo azzeccato per il mercato.
Finora il board direttivo della società non aveva ritenuto strategico uscire dal business, ma il nuovo presidente Kkeisterlee, in carica dall’inizio di maggio, potrebbe pensarla diversamente.

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