Sirmi – Innovation officer, il vero ruolo del Cio

Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi Il tema dell’innovazione in ambito Ict è di particolare attualità, anche alla luce dell’ambiente pervaso di tecnologia in cui operano le aziende e vivono gli individui. Il focus è sul progresso tecnico, …

Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi


Il tema dell’innovazione in ambito Ict è di particolare attualità, anche alla luce dell’ambiente pervaso di tecnologia in cui operano le aziende e vivono gli individui. Il focus è sul progresso tecnico, su nuovi prodotti, processi migliori, innovazione organizzativa: l’attenzione degli It manager è catalizzata dalla necessità di cogliere le innovazioni e declinarle in soluzioni per l’operatività dell’impresa.


Va accantonato il concetto di puro trasferimento di innovazione e rafforzato quello correlato alle soluzioni innovative, come risposta alle esigenze di maggiore competitività ed efficienza: l’adozione di una tecnologia nuova, se “decontestualizzata” dallo scenario organizzativo, infrastrutturale e operativo dell’azienda, crea solo discontinuità, complessità, inefficienza, non porta vantaggi.


Reengineering, nuovi business model, nuove modalità produttive, nuovi processi e strumenti di marketing e vendita, sono aree nelle quali investire in tecnologia digitale e quindi in innovazione, che porta vantaggi a condizione che l’azienda proceda a una contemporanea revisione organizzativa per allineare risorse umane e processi rispetto alle potenzialità degli strumenti Ict. Nei rapporti con fornitori, reti distributive, clienti, consumatori, possono e devono essere implementati circuiti virtuosi in base ai quali l’innovazione adottata dalle imprese venga trasferita ai clienti finali, sotto forma di servizi o benefici. Le aziende devono fare un uso non solo “interno” dell’Ict, ma estenderne funzionalità e benefici alla sfera delle relazioni con i soggetti esterni.


Se non passa questo concetto, ad opera degli It manager, da un lato, e dei fornitori Ict dall’altro, l’utilità e la fruibilità del nuovo rimangono slogan, idee astratte.


Va detto che innovazione non è solo l’adozione di una nuova tecnologia, con gli impatti organizzativi che ne conseguono, ma significa anche sfruttare in modo innovativo la tecnologia disponibile.


Per molti versi, infatti, innovazione significa puntare su un nuovo modello, sull’economia della rete e sulle opportunità della globalizzazione; un diverso impiego delle tecnologie è già esso stesso innovazione.


Sintetizzando, oggi un’azienda deve avere più approcci caratterizzati da:


– propensione al cambiamento e capacità di “visione”: la tecnologia non è carente, ma spesso sembra mancare lo spirito che spinge a rischiare;


– capacità di comunicazione: saper trasferire il valore, interagire con i giusti livelli gerarchici;


– capacità consulenziale e progettuale: essere in grado di comprendere le esigenze e accogliere le richieste dei clienti, conoscere e dominare la tecnologia, affrontare processi di change management;


– attenzione non più sulle infrastrutture e sui prodotti, ma su soluzioni e funzioni d’uso: occorre portare l’innovazione nelle linee produttive, se del caso modificando e integrando le filiere;


– capacità di gestione del cambiamento: l’adozione di una innovazione crea una discontinuità rispetto al modus operandi; sono necessarie azioni per creare le condizioni favorevoli al verificarsi del processo virtuoso, dallo sviluppo della conoscenza e delle competenze tecnico-scientifiche degli utilizzatori, alla capacità e volontà di investimento da parte del management.


Ciò che serve per portare l’innovazione in azienda non è, quindi, tanto una nuova figura dedicata allo scouting tecnologico, un esperto di prodotti, uno specialista in tecnologie, le cui elevate competenze sarebbero comunque sterili nel contesto organizzativo, né tanto meno la figura del visionario, che spesso si rivela lontano dai reali modelli di business delle imprese e dai reali fattori di competizione.


È importante che un manager, tipicamente il direttore dei sistemi informativi, in stretta aderenza e in forte sintonia con tutto il suo team, e in altrettanto stretta collaborazione con i manager funzionali e il top management della sua azienda, sappia supportare ad ampio spettro i propri clienti interni ed esterni e sappia indirizzare le scelte tecnologiche aziendali con il fine di implementare soluzioni utili, con benefici reali e concreti per il business.


Non stiamo, quindi, parlando di una nuova figura, ma del vero ruolo del Cio.

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