Sindrome preventiva

Da una breve in cronaca una considerazione ad ampio raggio sull’informazione su Internet, tra paura e realtà

8 maggio 2003 Sono tempi preventivi quelli che corrono. Si fanno guerre preventive, per prevenire che le cose non vadano come si vorrebbe. Si cerca di prevenire perniciosi contagi che occorrono in altre parti del mondo. Si vuol prevenire giudizi con regole create al volo.
Prevenire, insomma, non curare, laddove si pensa ci sia un male.
Accade ovunque, anche nelle province dell’impero economico e a tutte le latitudini di espressione.
Prendiamo Siena, città conosciuta, coram populo, per il Palio. A Siena un giornalista decano, Sergio Profeti, edita da oltre 25 anni in proprio una testata giornalistica, Sunto, che, ai tempi del ciclostile viaggiava su carta, e ora lo fa su Internet (http://www.sunto.org).
Anzi, lo faceva fino a quando, il 7 maggio, la Guardia di Finanza non gli ha notificato il sequestro preventivo della testata, in base all’ordinanza firmata dal Gip di Siena. Il motivo scatenante è una querela per diffamazione effettuata dal Sindaco della città, Maurizio Cenni, contro Profeti.
Il “sequestro preventivo” si è concretizzato in questo modo: sono stati prelevati dalla sede operativa di Sunto, sette computer, un monitor, le apparecchiature Isdn di collegamento a Internet. Via tutto.
E il fatto che il Profeti con quei computer ci facesse anche altri lavori (gestisce una copisteria) poco importa.
Il lavoro si è fermato.
Il tutto per una denuncia di presunta diffamazione, che va provata da un giudice.
Considerato che il sequestro, dovrebbe valere solo in caso di condanna, quindi astraendoci dalle analisi di legge e della capacità di influenza nell’orientare una decisione della magistratura (casa sarebbe accaduto se il diffamato fosse stato Peppino o’meccanico anziché il Sindaco?), vorremmo porre l’attenzione su un paio di considerazioni.
La prima: Internet non è un giornale. Se, poniamo, sul Corriere della Sera pendesse una denuncia di diffamazione, poniamo ancora, del Presidente del Consiglio, cosa accadrebbe?
Che la Gdf asporterebbe con 16 autoarticolati da via Solferino le rotative?
Semplicemente assurdo.
Il che fa pensare quanto anche i nostri tutori dell’ordine poco conoscano la tecnologia: per applicare il decreto sarebbe bastato inibire l’Url.
La seconda: rallegriamoci, quello che si dice su Internet, per la magistratura, assume un valore smisurato rispetto a quello della stampa quotidiana. Lo si scopre ascoltando le motivazioni dell’atto del Gip, preso per impedire più gravi conseguenze di reato.
Insomma, un giornale ha più libertà di movimento, anche di fronte a un’accusa di diffamazione, mentre noi che scriviamo sul Web, abbiamo la forza di un Rasputin, la potenza di un agit-prop e dobbiamo essere controllati.
Ma questo, (ci piacerebbe esserlo) purtroppo è solo un abbaglio.
La triste vicenda senese dice solo che questo mondo, nel quale scriviamo e leggiamo, non è un’isola felice.
L’ennesima conferma che il nuovo continente del Web (quello della new economy, ricordate?) le promesse non le ha mantenute.

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