Scia e Suap: come li usi se non li conosci?

La conoscenza come chiave di volta per uscire dalla crisi. Ma gli stessi imprenditori non conoscono gli strumenti oggi disponibili.

Nel 1989 il payoff che accompagnava la campagna informativa sull’Aids promossa dal ministero della Sanità recitava: “Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide”.
Oggi come allora, la conoscenza si conferma la chiave di volta per uscire dalla crisi. Perché se è vero che «l’Italia è un Paese di vecchi», è altrettanto vero che la predisposizione a lagnarsi caratterizza (e non poco) l’imprenditore che c’è in noi.
Basti pensare che, su oltre mille franchisee o aspiranti tali interpellati lo scorso luglio dal sito Internet BeTheBoss.it per conto di Confimprese, il 47,1% ha dichiarato di non conoscere i dettagli del Decreto sulle Liberalizzazioni che offre a chi ha meno di 35 anni la possibilità di dar vita a una Società a responsabilità limitata con un capitale di un solo euro.

Ma c’è di più.
Il 45,4% del medesimo campione non ha mai sentito parlare della possibilità di avviare un’attività imprenditoriale presentando una dichiarazione di inizio attività in via telematica. Eppure, al di là degli acronimi, una Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) consegnata presso il Suap (Sportello Unico per le Attività Produttive) dovrebbe essere la benvenuta nel panorama di imprenditori che da anni chiedono a chi governa questo Paese di semplificare iter burocratici lenti, inefficienti e poco orientati al cliente cittadino-imprenditore.

Pur “regionalista della prima ora”, come lui stesso si definisce, perfino per Tiziano Treu, attuale vicepresidente della 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), «uno dei problemi da affrontare riguarda norme che, in Italia, non sono univoche su tutto il territorio».
L’altro neo è rappresentato da regole «poco stabili, che cambiano alla velocità con cui cambiano i nostri Governi, mentre è il sistema delle imprese, e non le Camere di Commercio, che dovrebbero fare di più in termini di supporto».

Ma se non è compito delle istituzioni creare le start up, è senza dubbio loro l’onere di snellire la burocrazia e offrire ai propri utenti la possibilità di sfruttare le tecnologie, banda larga in primis.

Senza passi risolutivi in questa direzione e l’obbligatorietà imposta alla Pubblica amministrazione di rispettare i tempi previsti per legge nei pagamenti ai fornitori, l’Italia (e noi con lei) non va da nessuna parte.

E’ compito dei media tener desta l’attenzione e diffondere e mettere in evidenza questo genere di informazioni?
Senz’altro.
Ma gli imprenditori e, più in generale, i cittadini tornino a informarsi, a leggere e navigare su Internet per qualcosa di più di un foglio rosa sul quale sono riportati i risultati dell’ultima partita di calcio.

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