Ritorna negativo il trend dell’Ict nella prima metà del 2002

Dopo dieci anni, ricompare il segno meno davanti al consuntivo del primo semestre del mercato dell’Information and communication technology. Il Rapporto Assinform attribuisce un -1,2% al settore, frutto di un -2% delle Tlc e di un +0,5% dell’informatica.

Per la prima volta dal 1993 il mercato dell’Ict in Italia è ritornato negativo. Lo confermano i recenti dati del Rapporto Assinform (Associazione nazionale del settore), elaborati come di consueto da NetConsulting. Le cifre parlano di un -1,2% registrato dal mercato dell’Innovation and communication technology nel primo semestre del 2002, che solo un anno fa nello stesso periodo si beava di una crescita del 12,2%, tra le più alte del mondo. Nel cercare di capire le cause di questa débacle, che peraltro da tempo aleggiava nell’aria, Giulio Koch, presidente di Assinform, ha affermato che «questo andamento va letto nel contesto economico che sta vivendo sia l’Italia che il mondo. Ancora una volta il mercato è stato trainato dalle grandi imprese, che comunque sono più impegnate in progetti a breve termine che non nell’avvio di nuovi più vasti programmi, mentre prosegue il forte calo degli investimenti di attori importanti per il nostro sistema Paese, come Pmi, consumer e Pubblica amministrazione».


La paura di Koch è che le tecnologie, in questo contesto di generale rallentamento, non vengano più percepite come fonte di spinta dell’economia. «Ma disinvestire oggi, in un settore che peraltro rappresenta il 5% del Pil nazionale, – ha sottolineato Koch – significa non solo acuire il gap che ancora ci separa dai Paesi più industrializzati, ma anche non essere pronti a partire quando l’economia mondiale ripartirà».


I dati del Rapporto Assinform, relativi al mercato dell’Ict nella prima metà dell’anno, parlano di 30,063 miliardi di euro, di cui 19,950 realizzati dalle Tlc (-2%) e 10,113 dovuti all’It (+0,5%).


In particolare nel settore dell’informatica, come ha evidenziato Giancarlo Capitani, responsabile di NetConsulting, il crollo viene dell’hardware, precipitato a un -8,6% (contro un +6,3% nel semestre 2001), seguito dal trend sempre più negativo dell’assistenza tecnica (-4,7%), mentre il software e servizi, pur rimanendo positivo (+5,2%) ha accusato una caduta di quasi 10 punti percentuali rispetto al semestre 2001.

Crollo dell’hardware


Ma basta analizzare nel dettaglio il comparto dei sistemi in unità, per capire da dove deriva questo crollo: i pc sono scesi a -1,8% (i desktop sono precipitati a un -5,9%, mentre hanno tenuto i portatili +13,5%), il tutto a causa di un forte calo della domanda da parte del segmento consumer (-17,3%). E ancora, i server sono scesi a un -14,6%, scontando i progetti di server consolidation in atto presso le imprese, mentre le workstation sono crollate a un -30,8%. Regge, invece, meglio del previsto, la domanda di Mips nell’area mainframe. All’interno del segmento software e servizi, che vale 6,852 miliardi di euro, due i trend evidenziati: oltre 5 miliardi sono stati conseguiti dai servizi (+5,9%) mentre la vendita di software è cresciuta solo del 3,3%. Le ragioni sono dovute, secondo Capitani, a un calo generale di nuovi progetti, a un complessivo indebolimento della domanda, a una progressiva riduzione dei prezzi e al mancato decollo del modello Asp. All’interno del comparto, tuttavia, ci sono aree trainanti, come la security (+42%) e la gestione della filiera in/out, con tutti i progetti collegati di Business intelligence, data warehouse o Crm.


«Il focus delle azioni innovative – ha osservato Capitani – si sposta sul breve termine, con l’obiettivo di avere una visibilità immediata del ritorno degli investimenti. Si assiste, quindi, a una riduzione di nuovi progetti più corposi e di conseguenza a un processo di ottimizzazione e consolidamento dei centri It e a una maggiore propensione all’outsourcing selettivo».


Da parte delle grandi e medie aziende aumenta l’attenzione verso la sicurezza nella gestione dell’informazione, che viene vista come un asset strategico. Oggi, quindi, la domanda è più strutturata e la crescita è più fisiologica, ma soprattutto emerge chiaramente che il driver del mercato è l’utente e non più il vendor.


Questo contesto di mercato in Italia penalizza soprattutto le piccole software house, per le quali il mercato di riferimento sono le Pmi, oggi assenti in fatto di investimenti, ma non va meglio anche per i grandi vendor, che devono cambiare i modelli organizzativi.

Il mercato delle Tlc


Diverse le logiche che hanno portato il mercato delle Tlc a scendere a un -2% nell’ultimo semestre. Si osserva un calo strutturale del mercato, con la comunicazione mobile sempre in attivo (+6,1%), ma non più trainante, per cui si è ormai in presenza di una crescita tipica dei settori maturi. Nel complesso, dei 19,950 miliardi realizzati dalle Tlc nel periodo in esame, ben 14,900 sono realizzati dai servizi (+2,9%), mentre le infrastrutture sono scese a un -20,9%. In particolare, nell’ambito dei servizi, il Rapporto distingue tra Tlc mobili e fisse, tra Vas (Value added service) mobili e fissi. La voce maggiormente in crescita è quella dei Vas mobili, pari a 645 milioni di euro (+44,6%), che comprendono gli Sms e i servizi dati, mentre i Vas fissi, pari a 1,480 miliardi (nei quali rientrano i servizi legati a Internet, quelli di rete intelligente, i servizi di contact center e altri minori) crescono solo del 2,7%.


Le Tlc mobili, pari a 5,475 miliardi aumentano del 10,1%, contro un negativo del 4,3% delle Tlc fisse, che sono però ancora la voce più rilevante (7,3 miliardi). Riguardo agli apparati, pari a complessivi 5,050 miliardi, in calo del 13,9%, tutte le voci sono negative.


In conclusione, secondo Capitani, il mercato dell’Ict è entrato in una fase di maturità, per cui in futuro crescerà con tassi più allineati a quelli dell’economia. Ma dal momento che le aziende utenti tendono a razionalizzare (diminuire) le spese, i vendor hanno ripreso la competizione sui prezzi, per cui la situazione nel breve periodo, non tende a migliorare. In futuro, quindi, sarà l’utente a guidare lo sviluppo e non più le tecnologie: la condizione è che i fornitori e il governo sappiano capitalizzare questo processo spontaneo.

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