Reti più intelligenti a supporto del business

Le infrastrutture di oggi non sono adatte al carico di “responsabilità” che, ormai, devono sopportare Siamo alla vigilia di un rinnovamento

Le reti sono a un punto di svolta. Serve un nuovo approccio per traghettare le infrastrutture delle aziende verso il futuro e rispondere, così, alle attuali esigenze del business.


Su questo tema, sfumature a parte, concordano tutti i principali fornitori. Sul modo di realizzare questa trasformazione, invece, ognuno la pensa a modo suo. E propone architetture e soluzioni diverse.


Abbiamo messo a confronto le vision di due fra i principali protagonisti del settore, 3Com e Cisco, per capire quali sono le esigenze di oggi e quale sarà il futuro delle reti, dopo l’era del mainframe, dopo l’avvento del client-server e dopo la diffusione universale di Internet.


Sono ormai 15 anni, infatti, che il modello utilizzato è quello delle reti IP, che funziona estremamente bene per collegare vari tipi di dispositivi differenti, client, server, PDA e via dicendo. Ma nell’ultimo periodo, le esigenze e le pressioni che gravano sull’infrastruttura sono aumentate in modo considerevole, richiedendo nuovi approcci. È cambiato il mix del traffico che vi transita, con l’aumentare delle complessità dell’It: non solo file transfer e mail, ma traffico Web, instant messaging, voce, video e ogni genere di applicazioni, molte ormai critiche per il funzionamento delle organizzazioni, come CRM ed ERP. Il tutto in un contesto che vede i rischi legati agli attacchi informatici in continuo aumento. La rete diventa, quindi, sempre più importante e quando va giù, il business va in crisi: i clienti non riescono più ad accedere alle risorse, gli impiegati devono smettere di lavorare perché, per esempio, non possono recuperare le fatture su server e via dicendo. Se poi sulla rete gira il Voice over IP, non si riesce più nemmeno a telefonare.


Da queste considerazioni, consegue che le reti, come le conosciamo oggi, non sono più adeguate a svolgere il delicato ruolo che si sono ritrovate ad avere. Dal punto di vista del business, sono troppo fragili e lente. La velocità, infatti, è un’altra nota dolente. Oggi tutti vogliono tutto subito, in tempo reale, e si potrebbero fare decine di esempi, in tutti gli ambiti.


È necessario portare le reti a un livello superiore rispetto a quello attuale del trasporto, ed è proprio qui che le strategie si differenziano. Si tratta sempre di rendere più intelligente l’infrastruttura, ma le vie sono diverse.

L’approccio di Cisco


Nella strategia Cisco, il futuro consiste nell’usare la rete per abilitare i processi di business, unendo livelli e ambiti oggi isolati fra loro. In concreto, si chiama IIN (Intelligent Information Network) e consiste nell’integrazione nell’infrastruttura di soluzioni di sicurezza, tecnologie wireless, storage e telefonia IP. In pratica, la rete che il vendor sta costruendo sin dal 2002 vuole incorporare prodotti e servizi in modo che i dipartimenti It possano implementare le applicazioni velocemente e virtualizzare le risorse in modo semplice. Molte componenti della strategia sono già state rilasciate, come le self-defending network e la storage virtualization. In particolare, in quella che Cisco chiama la terza fase di IIN, sono stati rilasciati i prodotti per AON (Application-Oriented Networking) che aggiungono alle reti l’intelligenza per gestire le applicazioni. I moduli AON instradano i messaggi delle applicazioni in base al contenuto, invece che in funzione dell’indirizzo IP di destinazione. Questo perché le applicazioni utilizzano sempre più middleware orientato ai messaggi e linguaggi come XML e i Web services sono utilizzati in contesti sempre più distribuiti.


Non entriamo ulteriormente nel dettaglio delle funzionalità previste nelle IIN e nelle AON, ma ci limitiamo a dire che sono moltissime e puntano a risolvere molte delle problematiche attuali. I critici sostengono, tuttavia, che si tratta di un tentativo di Cisco di far leva sul proprio predominio nelle infrastrutture per espandersi verso l’alto; ovvero verso le applicazioni. Secondo gli oppositori di questa strategia, per ottenere i vantaggi di cui parla Cisco è necessario in primo luogo effettuare un aggiornamento dell’infrastruttura e, in secondo luogo, riscrivere le applicazioni in uso, legandosi a doppio filo al vendor.

Un piano di controllo per 3Com


Anche per 3Com migliorare le reti significa, in definitiva, integrare e aggiungere intelligenza, ma senza intaccare l’esistente.


Secondo il vendor rendere le infrastrutture di oggi adatte a svolgere i delicati compiti cui sono chiamate servono tre ingredienti: il controllo dell’accesso, per capire chi sta facendo ingresso nel sistema, con quali privilegi e quali permessi; la protezione dagli attacchi, cioè il monitoraggio di tutte le macchine connesse per verificarne la legittimità del comportamento; la gestione delle applicazioni, affinché ricevano il giusto livello di servizio e tutto ciò di cui hanno bisogno. Parte di queste esigenze già sono risolte attraverso strumenti disponibili. Il punto, però, è rendere tutto ciò automatico, e questo, secondo 3Com, si realizza inserendo un piano di controllo fra il livello applicativo e quello sottostante della rete, senza modificare nulla di quanto già esiste, né sul fronte delle applicazioni né su quello dell’infrastruttura.


Si tratta di un livello in grado di gestire policy per bloccare attacchi, accelerare applicazioni mission critical, controllare gli accessi e via dicendo, con un livello di automazione mai raggiunto prima.


Per 3Com, questa è una visione che ancora deve avere applicazione concreta, poiché l’azienda vuole muoversi in accordo con le esigenze del mercato e l’evoluzione degli standard.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome