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Retail italiano leader nella trasformazione digitale

La ricerca di Fujitsu, The Digital Transformation PACT, fa emergere un settore retail globale che fatica a concludere con successo progetti di trasformazione digitale. Positivo invece il dato italiano: circa il 65% degli intervistati parla di risultati concretamente raggiunti.

La ricerca di Fujitsu è stata effettuata con la partecipazione di circa 190 business leader del settore retail nel contesto di un più ampio studio che ha raccolto le percezioni di oltre 1600 executive riguardanti i quattro elementi strategici necessari a una trasformazione digitale di successo: Persone, Azioni, Collaborazione e Tecnologia (PACT).

La ricerca quantitativa The Digital Transformation PACT è stata condotta nei mesi di luglio e agosto 2017 dalla società di ricerche Censuswide. Sono stati intervistati 1.625 decision maker aziendali appartenenti a organizzazioni di medie e grandi dimensioni nella pubblica amministrazione, nei servizi finanziari, nel retail e nell’industria di 14 Paesi. Alla ricerca hanno partecipato quasi 200 esponenti del settore retail. Tutti gli intervistati hanno già completato un progetto di trasformazione digitale o hanno espresso interesse a compierlo.

Nonostante i risultati incoraggianti, la ricerca fa emergere che, anche in Italia, il timore di sbagliare è un ostacolo per i retailer impegnati nella trasformazione digitale (76%) e che anche nel nostro Paese si registrano  progetti falliti, con perdite economiche importanti.

Più in particolare, quasi il 18% degli intervistati ha dichiarato di aver sperimentato, negli ultimi due anni, almeno un progetto di digitalizzazione non andato a buon fine, per un costo compreso tra i 25.000 e i 50.000 euro.

Quasi un quarto (23,5%) dei retailer del nostro Paese ha confermato di aver annullato progetti digitali; di questi, la metà ha dichiarato di aver subito una perdita compresa tra i 50.000 e i 100.000 euro.

Nonostante ciò, circa il 30% del retail italiano si aspetta che i progetti di digitalizzazione producano un ritorno finanziario e vantaggi operativi nel breve periodo: qui le risposte si dividono equamente tra chi individua come orizzonte temporale massimo i due anni e chi i quattro.

A supporto di queste prospettive il 65% è fiducioso che all’interno della propria organizzazione vi sia una cultura di innovazione.

In Italia, il 41% dei retailer è convinto che i fattori più importanti per poter concretizzare le proprie strategie digitali siano la possibilità di far crescere le competenze all’interno della propria organizzazione (la categoria “persone” della ricerca) e, per il 18%, le tecnologie.

Se al retail mancano i digital skill

Che l’aumento delle competenze digitalinelle proprie organizzazioni sia ritenuto fondamentale per la sopravvivenza della società nei prossimi tre anni è confermato anche dal 60% del retail italiano, che giudica l’attuale livello presente in azienda inadeguato. Di questi, il 75% dichiara di aver avviato programmi di training ad hoc.

Tra le altre iniziative c’è anche il ricorso a collaborazioni con esperti tecnologici esterni, clienti e startup. Queste ultime sono la tipologia di società più indicata dal campione italiano (78%).

Circa la disponibilità ad avviare progetti di co-creazione, il retail italiano la pensano diversamente rispetto agli altri Paesi coinvolti nella ricerca: se a livello globale infatti, i retailer dichiarano che non ricorrerebbero a questa possibilità per produrre innovazione digitale, in Italia il 30% del campione si dichiara favorevole, tanto che il 90% di questi sta sperimentando nuovi modelli commerciali.

In Italia per 7 intervistati su 10 il timore è che nelle aziende ci si concentri troppo sul cambiamento tecnologico anziché sulle competenze, sui processi e sulle azioni che devono sostenerlo.

Inoltre mentre quasi metà dei retailer italiani (47%) sta investendo a favore di sistemi Internet of Things, quasi tre quarti (82%) sono preoccupati per la propria capacità di adattamento a nuove tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale.

Perchè l’Italia è avanti

A conferma che il settore retail italiano è più evoluto sul fronte della digital transformation rispetto agli altri Paesi, va sottolineato come da noi il 64% degli intervistati dichiari di aver già implementato progetti digitali, quasi il doppio rispetto al campione globale (35%), e un altro 30% può vantare attualmente progetti in corso di realizzazione.

Il 52% dei retailer italiani intervistati sta implementando la digitalizzazione per trasformare l’area della customer relationship. Per il 53%, digital transformation significa trasformare i ricavi e i modelli di business di un’azienda (contro il 31% del campione globale).

Anche in Italia c’è il il fenomeno dello shadow IT, con il 53% convinto che i progetti digitali ombra rappresentino l’unico modo in cui parti di un’organizzazione possano fare innovazione.

Per il 47% del retail italiano il più importante fattore di spinta verso la trasformazione digitale è rappresentato dai clienti: l’88% è soggetto all’aspettativa di un maggior grado di digitalizzazione da parte della clientela, mentre il 70% è convinto che la trasformazione digitale stia conducendo a un aumento della concorrenza.

Per il retail italiano nei prossimi dieci anni le tecnologie ritenute più importanti per il successo della propria azienda in termini di fatturato sono, nell’ordine, il cloud computing, i big data analytics e l’Intelligenza artificiale.

Se invece si chiede di prendere in considerazione come parametro di successo, una crescita della società in termini di competenze interne e il miglioramento dei processi, le tecnologie indicate come prioritarie sono l’Intelligenza artificiale, i sistemi di cybersecurity e i big data analytics.

 

 

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