Quando il social networking diventa pericoloso.
Difficile pensare che un’azienda come phion, che da anni si occupa di sicurezza con particolari affinità con il mondo bancario, abbia molta dimestichezza con social networking e Web 2.0. Relazioni qualificate, partner certificati e validati, lasciano spazio a comunicazioni più mirate e più spesso individuali.
Eppure c’è un aspetto che lega fortemente l’offerta di phion e il social neworking: “La sicurezza – sostiene Maurizio Taglioretti, country manager della società”. In realtà è un tema, e forse anche un problema, strettamente legato all’utilizzo degli strumenti stessi. Pensiamo a Linkedin, tanto per fare un esempio, utilizzato dai professionisti, prevalentemente per mantenere contatti e relazioni personali. Già con Exponet, invece, si passa a un livello superiore: quello nel quale le aziende comunicano, con l’obiettivo di sviluppare contatti lavorativi nel corso degli eventi fieristici”.
In realtà, secondo phion, ci sono dei problemi del tutto sottovalutati quando si parla di utilizzo di strumenti Web 2.0 in azienda.
“Pensiamo ai Feed Rss – racconta ancora Taglioretti -. Siamo in presenza di uno streaming, anche se di pochi Kb per volta. Ma proviamo a pensare a un’organizzazione con migliaia di utenti connessi, ciascuno con i propri Feed. I pochi Kb fanno in fretta a trasformarsi in un onere per la banda. Eppure, nessuno sembra rendersi conto del problema. Per non parlare poi del traffico Ssl, quando gli utenti effettuano acquisti on line o operazioni di home banking durante gli orari di lavoro”.
Taglioretti pone anche forte l’accento sui problemi legati alla gestione delle identità. “Gli utenti entrano in relazione con altri soggetti, attraverso servizi di messaggeria o attraverso reti Peer to Peer, spesso inconsapevoli della reale identità di chi sta dall’altra parte. E lasciano aperti canali perfetti per il furto di informazioni e documenti strategici”. Nessuna demonizzazione, per carità: semplicemente una nuova istanza di cui tener conto.





