Quando l’automazione di rete diventa un imperativo

Un’autovalutazione serve a capire lo stato delliarte. La visione di Maurizio Desiderio, Sales Director Italy, Turkey and Middle East di Infoblox.

Per anni i dipartimenti It hanno passato giorni a portare a termine con successo l’implementazione in azienda di applicazioni e strumenti studiati per favorire l’automazione delle funzioni finance, vendite, marketing e ingegneria.

Sfortunatamente le quotidiane attività di gestione dell’infrastruttura It rappresentano una delle ultime frontiere per l’automazione.
In questo vi è analogia con il contabile che è troppo occupato per gestire il proprio libretto degli assegni, o il costruttore che per tutto l’anno porta a termine parecchie ristrutturazioni trascurando i progetti di riorganizzazione della propria casa, lasciandoli incompiuti, in disordine o sperimentando soluzioni a casaccio.

È giunto il momento di raccogliere i pezzi, smettere di spazzare il disordine sotto il tappeto e dedicare un po’ di tempo e attenzione al miglioramento dei processi It con l’automazione di rete.

Non solo perché molti dipartimenti It sono già sovraccarichi e potrebbero beneficiare di un po’ di sollievo grazie a processi più efficienti e strumenti intelligenti, ma anche perché un’espansione significativa delle risorse dei team It in un futuro prossimo non sembra attuabile. 

In un recente studio di Enterprise Management Associates, infatti, l’85% degli intervistati ha indicato una crescita del team It da nulla a minima, e solo il 6% prevede una aumento superiore al 25% nei prossimi 12/24 mesi.

Come se la carenza di risorse non fosse già abbastanza, i team It si trovano ora a un crocevia dove i livelli di efficienza che stanno cercando di perseguire mediante iniziative di virtualizzazione e cloud computing saranno irrealizzabili a meno che non venga introdotta una maggiore automazione nei processi di infrastruttura di rete.

Reti sempre più complesse hanno bisogno di automazione

La natura fortemente dinamica delle iniziative di virtualizzazione e private cloud sta accrescendo la complessità dell’infrastruttura di rete e i requisiti per le sue modifiche in tempo reale.

Se siete tra i pochi fortunati appartenenti alla categoria del 6% di aziende che prevede un sensibile ampliamento dello staff, potete provare ad impegnare più risorse per fronteggiare il dinamismo nella rete, ma ciò, alla fine, non risulterà efficace in termini di scalabilità.

In parole povere: nel momento in cui molte aziende cominciano ad affrontare la sfida legata allo sviluppo di iniziative di virtualizzazione e private cloud fortemente dinamiche, la maggior parte dei progetti non presenta elementi di automazione di infrastruttura essenziali, col serio rischio di causare interruzioni catastrofiche e il fallimento definitivo delle iniziative di virtualizzazione.

Senza la necessaria automazione si verificherà instabilità della rete a causa di riconfigurazioni sempre più frequenti, rischi di business continuity e Dr, e uno staff It troppo impegnato con task manuali.
La continuità aziendale, il risparmio sui costi e i livelli di efficienza studiati come possibili vantaggi derivanti dall’adozione di iniziative di private cloud e virtualizzazione possono essere compromessi senza la necessaria automazione e i meccanismi di controllo integrati nell’infrastruttura.

La vostra rete è già automatizzata? Fate un’autovalutazione

Molte aziende dichiarano di aver già implementato alcune tipologie di tool di automazione di rete. Come si fa a sapere se ciò non è sufficiente? Un indizio: la presenza di errori di downtime o che richiedono indagine e rimedio. Gli analisti Ema raccomandano che qualsiasi azienda che incorra in oltre un paio di errori di configurazione manuale al mese, debba considerare immediatamente un’ulteriore automazione di rete come mezzo per ridurre i rischi operativi.

Un altro modo per misurare se la propria rete è sufficientemente automatizzata si attua mediante un semplice strumento di valutazione dell’automazione di rete.

Il tool di valutazione divide le funzionalità in 4 aree: “operational health and stability”, “efficiency and user error avoidance”, “security and compliance” e “inventory”.
Si collezionano punti per ogni tipologia di automazione in uso. Per esempio, un diverso ammontare di punti può essere raggiunto per categorie differenti di attività, dall’utilizzo di script per automatizzare modifiche e configurazioni di rete (3 punti) all’uso di modelli di configurazione automatizzata “best practice” (10 punti).

Se un’azienda ottiene oltre 150 punti dispone di un’automazione di rete “gold standard” ed è preparata a gestire il crescente dinamismo generato da iniziative di virtualizzazione e private cloud.
Qualsiasi risultato inferiore, pone l’azienda a rischio di arresti della rete e problematiche di conformità e sicurezza.

Maggiore automatizzazione: da dove cominciare?

Ci sono numerose aree nelle quali è fondamentale cominciare a introdurre una maggiore automazione nei processi It per far sì che le iniziative di virtualizzazione e private cloud possano essere implementate in modo esteso e si ottimizzi l’efficienza operativa dell’It:

• Istituzionalizzare il processo – L’adozione di best practice e gold standard aziendali per le configurazioni consentirà di offrire un rete saldamente stabile e prevedibile, mantenendo intatte le policy; con una rete sempre più dinamica, la capacità di prevedere in modo automatico le risposte e sincronizzarle con aggiornamenti in tempo reale rappresenta un grande valore.

• Identificare le esigenze “Machine Speed” – Determinare le aree principali nelle quali è necessaria una configurazione rapida della macchina in risposta al provisioning e allo spostamento di VM o al loro ciclo di vita, come per esempio le configurazioni di VLAN, VPN, porte switch, liste di controllo degli accessi (filtri di sicurezza) e firewall.
Mentre un server VM può essere creato in pochi minuti, apportare manualmente tutte le modifiche di rete richiede ore – e potrebbe sorgere la necessità di ulteriori cambiamenti prima che quelli precedenti siano stati portati a termine.

• Cominciare da dove tutto ha origine sulla rete: l’indirizzo IP – Scegliere due attività di configurazione di rete che attualmente vengono svolte manualmente (per es. l’assegnazione dell’indirizzo IP o la configurazione VLAN) e che devono essere modificate a causa di un evento vMotion, come per esempio HA.

• Identificare i requisiti di conformità – Individuare le attività che devono essere automatizzate a fini di conformità quali le configurazioni delle liste di controllo degli accessi. Per esempio, un’azienda sanitaria in procinto di passare al cloud, dovrebbe in primo luogo considerare come le proprie strategie cloud possano mantenere la conformità HIPPA.

Per riassumere, il mondo virtuale con cui abbiamo attualmente a che fare ha permesso l’adozione di server e dispositivi come mai prima d’ora. Tenerne il passo e mantenere accurati i dati è un’impresa sempre più ardua. Per molte aziende, l’utilizzo di combinazioni di documenti realizzati nel tempo da molteplici predecessori per creare, tenere traccia e segnalare modifiche e dispositivi non rappresenta più una scelta produttiva. I requisiti di conformità e uptime, insieme all’esigenza di elevati livelli di efficienza dovuti alla carenza di risorse, ci spingono a curare tutto nei massimi dettagli. Fortunatamente, ci sono valide opzioni di automazione dell’infrastruttura per soddisfare queste esigenze e far sì che la rete funzioni sempre a livello ottimale evitando, così, temute interruzioni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome