Quale potere per un It manager

Cinque professionisti dell’It dibattono sul ruolo in evoluzione del Cio che, con le sue competenze trasversali, sta diventando indispensabile, malgrado l’ancora limitato riconoscimento

È un po’ come quando da bambini si sfogliava la margherita: Cio
strategico o Cio esecutivo… Le ipotesi si rincorrono, ma quale sarà
l’ultimo petalo a rimanere attaccato al fiore? Quale lato prevarrà
nel percorso di mutazione del responsabile dei sistemi informativi che, iniziato
da tempo, pare non avere ancora raggiunto la meta finale? A leggere i risultati
di un’indagine qualitativa commissionata da Ca a Ediformat e realizzata
su 19 teste pensanti dell’It italiana in aziende di medie dimensioni,
pare che di strada da compiere ce ne sia ancora molta. Ben pochi dei Cio interpellati
accedono alla stanza dei bottoni. L’orizzonte pare più limpido,
invece, a sentir parlare cinque professionisti che all’It hanno dedicato
la propria carriera e che la stessa Ca ha riunito attorno a un tavolo proprio
per discutere del futuro di un ruolo che anche ai vendor sta molto a cuore.

Claudio Vella, direttore dei sistemi informativi della Fondazione Centro S.
Raffaele del Monte Tabor, innovativo istituto di ricovero e cura milanese, è
uno degli esempi di compenetrazione di funzioni. «Bisogna, però,
essere capaci di sedere nel board
– ammonisce -. Si tratta di una sfida
e l’approccio alle meccaniche aziendali deve partire dalla conoscenza
dei processi. Indirizzare l’It all’interno dell’azienda è
un’opportunità e fondere tecnologia e organizzazione in un solo
nucleo è una strada da perseguire
». Convinti dell’importanza
dell’It come valore dell’impresa e non come necessità per
il funzionamento quotidiano (punto di vista che si discosta, invece, dai risultati
emersi dalla ricerca di Ediformat, si veda il box sottostante) sono apparsi
anche gli altri partecipanti all’incontro: Giovanni Fermi (direttore sistemi
informativi e tecnologie del service assicurativo Universo Servizi), Adriano
Riboni (Is/It director della farmaceutica Sanofi Aventis), Paolo Torelli (responsabile
sistemi informativi di Fiditalia, società di credito al consumo) e Alessandro
Musumeci (direzione specialistica dei sistemi informativi del comune di Milano),
che ha coordinato la tavola rotonda. Proprio quest’ultimo ha rilevato
come il Cio, ormai uscito «dall’inferno della sala macchine»
non sia ancora giunto in zona vertice, nonostante il suo parere sia ascoltato
e richiesto. Anche per Torelli, il responsabile dei sistemi non è più
il canonico gestore di tecnologia ma, sebbene le decisioni strategiche non possano
essere prese senza il punto di vista dell’It, non può essere considerato
alla stregua dei top manager. Una ricetta, dal suo punto di vista, ci sarebbe:
«Capire le risorse e le competenze a disposizione e puntare sulla
formazione
».

Anche se, dalle parole di Fermi, «il rapporto con il management non
può essere valutato in astratto, ma va contestualizzato in base al settore
di attività. Il finance, ad esempio, è un mercato dorato perché
l’It ha un ruolo anche nella costruzione del prodotto e non esistono sostanziali
vincoli di budget ma, spesso l’It è vista ancora come struttura
che attua non che definisce
». Riboni, però, rivendica all’Edp
manager, unico in azienda, un altro aspetto: la conoscenza di tutti i processi.
Ma oltre a conoscere i processi, l’lt dovrebbe partecipare maggiormente
alla formulazione delle esigenze degli utenti e vivere in modo diretto l’azienda.
Così ha fatto Vella che, per sentire il polso del S. Raffaele in modo
completo, ha istituito la figura del partner a supporto dell’utenza: «Ognuno
di questi segue direttamente un numero di primari, cercando di cogliere i processi
critici e di anticipare le esigenze. Dare risposte semplicemente automatizzando,
infatti, non fa che irrigidire i processi
». Quindi, sebbene le richieste
pratiche e di business giungano spesso al Cio in forma poco chiara e destrutturata,
sono proprio la sua capacità di comprenderle e indirizzarle, oltre alla
flessibilità nell’adeguarsi, che gli permetteranno di crescere
e di non relegare il suo ruolo al puro tecnicismo. Comunicazione, quindi, che
però deve essere bidirezionale, così come crede fermamente anche
Torelli che, proprio condividendo con tutto il personale le motivazioni di certe
azioni dell’It, ha instaurato un processo culturale che porta all’armonia
tre le varie direzioni. Va da sé che rapporti di questo tipo devono,
in primo luogo, basarsi su un’accurata conoscenza dei processi e, comunque,
vengono facilitati dall’approccio favorevole dell’amministratore
delegato.

I partecipanti alla tavola rotonda fanno parte di una rosa di privilegiati
visto che, per quanto riguarda Musumeci, Milano ha l’obiettivo di assurgere
a modello di città digitale in cinque anni. Nel caso di Riboni, l’It
ha contribuito attivamente alla fusione societaria di Sanofi con Aventis; Torelli
è consulente del Ceo; Vella è giunto al S. Raffaele al seguito
di un manager che guarda alla struttura, già di per sé attenta
ai sistemi informativi, con un approccio moderno; Fermi opera in un settore
It oriented. Su tutto, comunque, il Cio, deve essere propositivo e facilitare,
con le nuove architetture, i processi, che devono essere trasversali. Un tramite,
quindi, per avvicinare le diverse realtà aziendali, ma anche un ruolo
difficile visto che il Cio vive di progetti in evoluzione. Alla stessa stregua
il Cio non deve complicarsi ulteriormente la vita lavorativa, temendo ombre
o lamentandosi di atteggiamenti che sono propri di molte altre figure professionali.
Deve prevalere l’entusiasmo per un lavoro che ha come obiettivo l’innovazione
e che, più di molti altri, proprio per il delicato momento evolutivo
dei sistemi informativi, è costantemente al centro dell’attenzione,
motivo di incontri e discussioni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome