Protezione continua dei dati. Di necessità virtù

Aumentano i costi, anche in termini di danno di immagine e perdita di credibilità, legati al downtime. L’operatività senza interruzioni è oggi un imperativo per tutte le aziende moderne

Crescono le esigenze di memorizzazione delle aziende. Crescono perché aumenta a dismisura la mole di dati che transita all’interno dei loro sistemi informativi. Dati che devono essere conservati, per far fronte ai dettami imposti da leggi più stringenti, ma anche per esigenze di business. Tra le necessità più pressanti che le aziende manifestano, a primeggiare è soprattutto la continuità operativa, ovvero l’insieme dei processi e delle procedure che un’organizzazione pone in essere allo scopo di assicurare che le funzioni vitali vengano mantenute anche durante e dopo un avvenimento disa-stroso. Si tratta, in pratica, di una serie di piani e tecnologie completamente ridondate, che vengono adottate con lo scopo di prevenire l’interruzione dei servizi critici, oltre che di ristabilire la piena operatività dell’azienda il prima possibile.


Il backup offsite


Il processo, all’apparenza banale, obbliga le aziende a replicare i dati a distanza e va ben oltre quelli che sono i requisiti di recupero dai disastri. Una serie infinita di fattori, infatti, può interrompere i servizi It, come la caduta di storage, server e applicazioni, l’interruzione della corrente o gli errori degli operatori, che può corrompere in modo definitivo l’attività dell’azienda. Si tratta di un’area nella quale le organizzazioni italiane sembrano ben disposte a investire, come si evince dal grafico, anche perché i costi del downtime sono sempre più alti. In termini di immagine e di credibilità del business, ma non solo. Anche in termini effettivi, specie se si opera in alcuni ambiti critici come quello bancario, non c’è spazio per un servizio che non sia almeno al 99,99% di operatività. Qualsiasi sforzo teso a garantire la continuità del business dovrà tener conto di tre elementi chiave. I costi del downtime, in termini di credibilità, reputazione e legali; la definizione del divario accettabile tra il recupero della copia più recente dei dati e l’eventuale tempo di inattività dovuto a un di-sastro e, infine, l’abilità dei processi aziendali di tollerare l’impatto della caduta di performance associata alla copia frequente dei dati critici. Dal giusto mix di questi tre elementi nascerà il business continuity plan, ovvero l’insieme delle regole, procedure e tecnologie che l’organizzazione pone in essere allo scopo di bilanciare al meglio le necessità di integrità dei dati, recupero da situazioni catastrofiche e costi relativi. Questo piano dovrà inevitabilmente coinvolgere anche la componente organizzativa, per cercare di contenere il peso del fattore umano nel provocare o acuire gli eventi dannosi.

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