Alberto Ghisleni, Amministratore Unico di Project e Federica Ronchi, Direttore Generale di Monclick, spiegano i razionali dell’acquisizione annunciata pochi giorni fa e delineano le strategie per il futuro.
A pochi giorni dall’annuncio dell’acquisizione di Monclick per 4 milioni di euro, Alberto Ghisleni, Amministratore unico di Project Informatica e Federica Ronchi, Direttore generale di Monclick, parlano dei motivi che hanno portato a questa acquisizione e delle prospettive di sviluppo che si aprono alla luce dell’operazione.
Per Ghisleni, l’acquisizione si spiega con una sola parola: diversificazione.
”Siamo un corporate dealer, dunque il nostro focus tradizionale sono i progetti e i servizi. Oggi però ci interessa portare il nostro raggio di azione su un segmento più ampio di mercato, che include non solo le medie e grandi imprese, ma anche il microbusiness e gli utenti finali”, spiega.
Una copertura del mercato a 360 gradi, dunque, voluta non solo per arrivare a quel segmento di mercato finora non coperto, ma anche per rispondere e in qualche misura anche anticipare quelle tendenze di mercato che vedono ridursi sempre più le differenze tra le tecnologie adottate all’interno delle imprese e quelle scelte dagli utenti finali.
Per Project si tratta di una acquisizione importante, che cambia radicalmente il perimetro operativo aziendale: il giro d’affari complessivo oggi è valutato in circa 180 milioni di euro, 100 dei quali ascrivibili a Monclick, 68 a Project e il resto alle restanti aziende del gruppo. La struttura arriva a contare circa 250 persone, di cui una cinquantina in Monclick, 145 in Project (”Con 25 inserimenti lo scorso anno”) e i restanti nelle altre strutture.
”Dimensionalmente – precisa Ghisleni – siamo di fatto diventati il primo operatore di riferimento per i vendor che lavorano con noi, abbiamo acquisito un ruolo molto più importante rispetto al passato”.
Detto questo, e nonostante Monclick sia acquista al 100 per cento, il modello operativo di Project resta quello già adottato in altre occasioni: le strutture rimangono indipendenti, fatta salva la centralizzazione dei servizi generali e sono libere di perseguire i loro obiettivi di business.
Certo, in tutta questa operazione resta interessante capire il ruolo e la posizione di Esprinet.
E i punti nodali, su questo aspetto, sono sostanzialmente due.
In primo luogo sia Ghisleni sia Federica Ronchi sono concordi nel definire ”necessaria” l’emancipazione di Monclick rispetto a Esprinet: crescendo il giro d’affari dell’etailer il problema del conflitto di interesse e delle sovrapposizioni cominciava a farsi sentire in modo più marcato.
In secondo luogo, però, i due manager sono parimenti concordi nel riconoscere a Esprinet il ruolo e l’importanza che ha avuto nel far nascere e nel far crescere il progetto Monclick.
”Per questo – spiega ancora Ghisleni – Esprinet resta il nostro distributore di riferimento, pur aprendo a tutti i fornitori e distributori la possibilitàù di lavorare con Monclick”.
In realtà, spiega a sua volta Federica Ronchi, Monclick in questo momento è al lavoro per sviluppare una mappatura dei punti di copertura e degli spazi liberi rispetto al catalogo di Esprinet, soprattutto in un’ottica di ampliamento dell’offerta.
”Ad esempio nell’ambito della componentistica ci sono distributori specializzati che sicuramente porteranno ulteriore ricchezza al catalogo”.
Ronchi delinea i focus sui quali si sta concentrando e si concentrerà la strategia aziendale nei prossimi mesi.
”Operiamo in un segmento, quello dell’ecommerce, che in Italia ha ampi margini di crescita. Il nostro punto di forza è stato finora quello di focalizzarci su un mercato ben definito, quello dell’elettronica di consumo, con l’obiettivo di dare ai nostri clienti un’offerta qualificata, attraverso una interfaccia completa”.
Estensione dell’offerta, dunque, con un listino che oggi conta 50.000 referenze, ma anche competenze e chiarezza comunicativa.
Poi ci sono le relazioni dirette con i fornitori, ”un asset intangibile” come lo definisce Federica Ronchi, che consente di sviluppare promozioni e iniziative in tempi rapidi e con la massima efficienza.
E poi ci sono le attività internazionali.
Dalla Francia, dove è presente dal 2011 e che rappresenta il 10 per cento del suo fatturato, Monclick pensa ad espandersi verso altri Paesi europei, guardando sia all’area francofona, sia alla Svizzera, sia ancora a Spagna e Portogallo.
Il vero focus, però, guarda al nostro mercato interno e alle possibilità di indirizzare, attraverso i prodotti e i servizi proposti da Monclick non solo gli utenti fnali, ma anche le piccolissime imprese e le partite Iva.
”Penso a prodotti e servizi su misura per piccola impresa, penso a pacchetti chiavi in mano per questo cluster di consumatori, a programmi di loyalty, a strumenti di gestione dell’acquistato e del riacquisto”.
Già sperimentato ma sicuramente da potenziare è il programma che Ronchi definisce Digital Cral, attraverso il quale vengono proposti agli uffici del personale delle grandi imprese set di prodotti sicuramente contenuti ma con prezzi decisamente interessanti.
”Significa proporre ai dipendenti di queste strutture prodotti nuovi, di ultima generazione, con sconti in genere tra il 30 e il 40 per cento, ma che in qualche occasione hanno raggiunto anche punte del 60 per cento. È un mercato molto grande, cui si può arrivare con prodotti e prezzi riservati, senza massacrare il prodotto sul libero mercato. Lo abbiamo già testato: è un progetto che ben si colloca sulle aziende con un numero significativo di dipendenti e lo abbiamo già provato con vendor come Samsung, Hp, Canon e Acer ad esempio su quasi tutti i più importanti gruppi bancari”.
L’integrazione completa della struttura Monclick in Project dovrebbe completarsi entro un anno, ma l’obiettivo ”è non avere un minuto di defocalizzazione rispetto al business. Monclick non cambierà sede, sta lavorando per dotarsi di tutto il backoffice necessario e per potenziare adeguatamente marketing e web”, ribadiscono Ronchi e Ghisleni.
Quanto all’infrastruttura It, la risposta è più che lineare: ”Project uno dei soci di Assocloud” – precisa Ghisleni – quindi tutto prosegue come prima”.





