Secondo i dati del Rapporto Assinform, il mercato dell’Information technology ha chiuso con un -2,2% e un valore complessivo di 20,036 miliardi di euro. Colpa, soprattutto, del crollo dell’hardware (-13,5%) e della scarsa propensione delle imprese a investire in nuovi progetti.
Il 2002 è stato per il mercato dellIt in Italia il peggiore della sua storia. I dati del Rapporto Assinform (elaborati da NetConsulting) parlano di un trend negativo per linformatica del -2,2% (in linea con lEuropa occidentale) e di un valore che supera i 20 miliardi di euro, mentre le telecomunicazioni hanno chiuso in leggero rialzo, +0,4%, avendo raggiunto i 40,170 miliardi. Complessivamente, il mercato dellIct ha chiuso in negativo (-0,5%), con un valore globale di 60,206 miliardi. Questa contrazione, che peraltro già lAssociazione di categoria aveva evidenziato dopo il primo semestre del 2001, va letta in una serie di concause tra le quali quella di un quadro macroeconomico stagnante, che non incentiva le aziende agli investimenti e che provoca una diminuzione del potere dacquisto delle famiglie e delle Pmi.
In un contesto mondiale che attribuisce al mercato dellIt, nel 2002, una crescita dello 0,6%, con i soliti Usa a far da traino (+2%) mentre Paesi come Germania e Giappone sono rispettivamente a quota -5,3% e -6,1%, lItalia ha dimostrato di aver perso il treno dellinnovazione e di non aver saputo cogliere, come nel 2001, loccasione di crescere più della media europea e di mettersi in linea con i Paesi più industrializzati.
Giulio Koch, presidente di Assinform ha sottolineato come la logica di razionalizzazione e di risparmio indiscriminato avviata dalle aziende e dagli enti della Pa centrale, non porti certo nulla di buono, in quanto il rischio di fondo è che gli investimenti in nuove tecnologie vengano omologati alle altre spese correnti e quindi vengano di nuovo visti come un costo e non come unarma strategica per accrescere la competitività. "La gravità di questa situazione – ha ribadito Koch – è evidente e oggi lItalia si trova in una situazione di retroguardia, anche perché non ha potuto contare sul sostegno del Governo, come è successo negli Usa. Serve una spinta politica per investire in innovazione, perché è a rischio la tenuta del Sistema Paese e del settore dellIct".
Venendo ad analizzare nel dettaglio i dati, si osserva che è il comparto hardware, con un valore di 5,375 miliardi di euro e un -13,5%, a far precipitare in rosso lIt, seguìto dal -4,2% dellassistenza tecnica, mentre allarea software e servizi (pari a 13,686 miliardi) è affidata lunica nota positiva (+3,3%).
In particolare, secondo il Rapporto, in valore i pc sono calati a un -10%, i server a -27,5%, le workstation a -56,6%, i sistemi storage a -9% e le stampanti a -18,5%, mentre si rivitalizzano i grandi sistemi crescendo del 4,8% e del 50% in quanto a richiesta di Mips. "La sindrome del risparmio – ha affermato Giancarlo Capitani, responsabile di NetConsulting – si è tradotta in una forte razionalizzazione delle risorse aziendali che ha portato al consistente calo dellhardware e a un evidente fenomeno di downpricing". In unità, invece, i pc sono diminuiti del 4,2%, pari a 2,823 milioni, al cui interno solo i notebook sono cresciuti del 12,6% (pari a 818mila unità), a conferma del diverso modo di approcciare il lavoro a vantaggio della mobilità, contro un -9% dei desktop (1,897 milioni) e un -20% dei server (108mila). In ambito pc è notevolmente mancata la spinta del mercato consumer (-11% rispetto al 2001 contro un -1,5% del mercato business) e questo per motivi strutturali, come ha osservato Capitani: minor potere dacquisto delle famiglie, invecchiamento della popolazione e saturazione del mercato, in quanto oggi il 40% delle famiglie italiane (circa 21 milioni) ha già un pc.
Riguardo al settore software e servizi (che nel complesso rappresenta il 65% dellIt) osserviamo che il primo è salito a 3,922 miliardi e a un +3%, mentre i servizi con 9,764 miliardi hanno raggiunto un +3,4%. Nonostante il trend positivo, il rallentamento del settore è evidente, come ha sottolineato Capitani, "fatto questo che evidenzia un acceso fenomeno di downpricing e una significativa difficoltà di piccole software house: infatti le prime 6 società di software in Italia, su un mercato globale di 50mila realtà, detengono il 58% del settore". Outsourcing e facility management (+7,5%), system integration (+6%), consulenza (+4%) e formazione (+3,8%) sono le aree cresciute oltre la media del settore, mentre hanno deluso le attese il Crm, i servizi di elaborazione e il software di sistema. "A fronte della diminuzione dellelaborazione di nuovi progetti, aumenta linteresse verso loutsourcing – ha spiegato Capitani – che anche nel 2003 avrà un forte sviluppo, fatto questo che evidenzia anche un desiderio di ridurre la complessità dellIct aziendale".
Il 2002 è stato un anno difficile anche per le Tlc, che tuttavia avendo raggiunto un valore di 40,170 miliardi di euro hanno conquistato un risicato +0,4%. Questi valori, tuttavia, sono frutto di due trend decisamente diversi: quello negativo (-11,6%) degli apparati che hanno realizzato 9,805 miliardi e quello sempre positivo (+4,9%) dei servizi (voce, dati e a valore aggiunto su rete fissa e mobile), pari a 30,365 miliardi. Unulteriore divisione del valore del settore viene dalla distinzione tra telefonia fissa, calata del 3,4% e a 20,448 miliardi e telefonia mobile, che ha raggiunto i 19,772 miliardi e un attivo del 4,5%. "La telefonia mobile – ha osservato Capitani – è stata il driver del settore, ma, contemporaneamente, anche la causa del suo rallentamento perché non ha mantenuto le promesse. Infatti, la mancata introduzione di nuove tecnologie ha avuto un impatto frenante sul settore. Oggi il rallentamento della telefonia mobile è dato non solo da motivi congiunturali ma anche strutturali. Sono 54,2 milioni le utenze di cellulari attive, che corrispondono a 40 milioni di persone, circa il 70% della popolazione".
Conclusioni
Le difficoltà incontrate dal settore dellIct nel 2002 sono di natura prevalentemente strutturale che si presenta con due facce: da un lato abbiamo la razionalizzazione della spesa, mentre dallaltro avanzano nuove componenti (come la sicurezza o lIt governance) e si risvegliano realtà emergenti, come le Pubbliche amministrazioni locali o i distretti industriali, che si stanno muovendo con un approccio dinamico. Nelle Tlc, inoltre, lavanzare della banda larga evidenzia il bisogno di nuovi contenuti. Nellattuale contesto di razionalizzazione del vecchio e di scarsa integrazione del nuovo, emerge che stanno cambiando i driver del mercato: oggi sono gli utenti che decidono dove investire, una volta che hanno compreso il valore delluso delle tecnologie e il ritorno degli investimenti. Dalla capacità delle aziende utenti di allineare luso delle tecnologie alla loro necessità di business, può ripartire o meno la crescita del mercato.





