Professionisti Ict di qualità cercansi. Per rilanciare l’Italia

La difficoltà di trovare risorse dotate di una formazione tecnologica tale da rispondere alle nuove esigenze legate al Web delle aziende impatta in maniera pesante sull’intero Sistema Paese. Secondo stime della società di analisi NetConsulting, infatti …

La difficoltà di trovare risorse dotate
di una formazione tecnologica tale da
rispondere alle nuove esigenze legate al Web delle aziende impatta in maniera pesante sull’intero Sistema Paese. Secondo stime della società di analisi NetConsulting, infatti, lo skill shortage in ambito Ict provocherà in Italia, a fine 2002, una perdita economica di oltre tre miliardi di euro, che rappresentano circa lo 0,3% del Pil nazionale. Pur con valori ridimensionati rispetto a quelli stimati solo due anni fa, riguardo alla mancanza di professionisti dell’Ict, oggi si parla pur sempre di 32mila unità, valore che nel mix complessivo delle risorse tecnologiche pone l’Italia ultima rispetto ai Paesi più sviluppati. Se gli Stati Uniti hanno un rapporto percentuale del 2,4% (in termini di competenze tecnologiche elevate confrontate con il totale degli occupati),
l’Italia si posiziona con un 1,08%, dopo
Regno Unito (2,04%), Francia (1,7%)
e Germania (1,08%).
Il problema dello skill shortage, oggi, un po’ ha perso i connotati allarmistici di due anni fa, in seguito anche alla frenata generale del mercato, ma non per questo va rallentato
il commitment sulla formazione, per essere pronti quando ci sarà la ripresa. Le aziende, in effetti, nell’ultimo periodo si sono maggiormente sensibilizzate sul problema, tant’è che la spesa in education nel 2002 dovrebbe crescere del 10,9%, contro un 9,8% di un anno fa, ma pur tuttavia la spinta non è ancora sufficiente. Scuole, università, società di formazione e vendor dell’Ict sono tutti mobilitati a preparare nuove generazioni di professionisti per i quali il Web non deve avere segreti, ma è importante avere un piano e capire quali sono gli skill che oggi realmente necessitano alle aziende. E, con un po’ di preveggenza, bisognerebbe anche cercare di intuire su quali fronti tecnologici futuri si concentreranno le nuove esigenze, per definire validi programmi formativi. In base alle testimonianze raccolte nel nostro inserto è emerso che servono sì figure tecniche (con specifiche competenze che vanno dallo sviluppo su Java e Xml alla sicurezza, dall’infrastruttura di rete ai progetti in ambito Crm, Scm, Erp e via dicendo), ma anche figure a tutto tondo, che sappiano affrontare con pronta intelligenza i nuovi progetti, che siano duttili e veloci nell’adeguarsi alle mutate esigenze aziendali e abbiano anche una buona capacità di relazione sia in azienda che con i clienti. Certo, sono qualità e capacità che non tutti possiedono, per questo sarebbe auspicabile che, in generale, ogni professionista cercasse, con una sincera autoanalisi, di capire quali sono le sue reali potenzialità e quali i limiti; una volta chiarito questo, dovrebbe perseguire con slancio gli obiettivi che ritiene alla sua portata.
E questa è qualità.

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