PICCINI – L’esternalizzazione applicativa

Quella di Piccini è una realtà con cui siamo venuti in contatto l’anno scorso, proprio in occasione di un’inchiesta che, come questa, aveva lo scopo di sondare la penetrazione del fenomeno dell’outsourcing sul mercato italiano. In quell’occasione l’azi …

Quella di Piccini è una realtà con cui siamo venuti in contatto l’anno scorso, proprio in occasione di un’inchiesta che, come questa, aveva lo scopo di sondare la penetrazione del fenomeno dell’outsourcing sul mercato italiano. In quell’occasione l’azienda vinicola è stata una delle poche, tra le realtà intervistate, che si disse interessata al tema e che stava per mettere in cantiere un progetto di esternalizzazione di ampio respiro. Abbiamo voluto risentirli per fare il punto della situazione e misurare quanto fatto.


Alla fine del 2004 il gruppo Piccini, che consta di una realtà principale e di due controllate, aveva dato il via a un forte processo di riorganizzazione sia finanziaria che operativa. Ultimato questo riassestamento e una volta individuato il fornitore con le necessarie conoscenze delle peculiarità che caratterizzano il settore vitivinicolo, Gabriele Valdarnotti, Cfo e responsabile It del Gruppo Piccini, e il suo staff si erano dati un periodo di tempo dai tre ai cinque anni per portare a termine la completa esternalizzazione dell’infrastruttura applicativa.


Il progetto è andato avanti, e il 2005 è stato interamente dedicato all’individuazione e all’installazione di tutti gli strumenti e le componenti sia hardware che software, di cui l’azienda avrà bisogno, verosimilmente nel 2007/8, quando sarà il momento di girare la chiave. Il lavoro è stato indirizzato alla personalizzazione degli applicativi del vendor, che sono stati implementati in azienda in modo da poter parlare lo stesso linguaggio.


In sostanza, quest’anno il gruppo Piccini l’ha dedicato al deployment, che già oggi lo mette in condizione di essere completamente operativo nella gestione diretta di quello che alla fine del prossimo anno, invece, dovrebbe poter fruire come un servizio. Durante l’anno in corso, al contrario, l’attenzione sarà posta principalmente nei riguardi del consolidamento e del tuning della soluzione applicativa assieme al partner che dovrà poi prendersi carico dell’intera gestione.


Investire in formazione


Oltre all’oggettiva difficoltà di lavorare con continui stop & go dovuti sia al deployment delle nuove apparecchiature hardware, sia alla realizzazione dei nuovi collegamenti con il futuro sourcer, una delle maggiori criticità sottolineate da Valdarnotti è stata quella della formazione e dell’adattamento del personale alle nuove regole e all’uso dei nuovi strumenti. Secondo il responsabile It, c’è una inevitabile fase di disorientamento, non tanto dovuta al fatto che il personale non sia all’altezza, quanto al lasso di tempo necessario perché i dipendenti prendano confidenza con la nuova soluzione e inizino a padroneggiarla. In questo senso, la formazione diventa un investimento fondamentale e imprescindibile, senza il quale tutti gli sforzi fatti perderebbero ogni valore.

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