Per il Censis dalla crisi si esce con una seconda metamorfosi

Piccole e medie imprese, immigrati e crescita della competitività i fattori che possono innescare la ripresa

“Per ora la crisi non e’ stata tragica, ma l’aggravamento che ci sarà sicuramente, sarà prevedibilmente tra febbraio e marzo e potrebbe portare all’incapacità di controllo”. Lo ha dichiarato il presidente del Censis Giuseppe De Rita, commentando il Rapporto 2008. Secondo De Rita, c’è un “senso di adattamento di famiglia e imprese” ma “il vero problema comincerà dopo Natale quando finirà un ciclo di propensione alla spesa e comincerà un periodo di bassa stagione che potrebbe frenare i consumi. Se non ripartono alcuni mercati internazionali, Cina e India, si comincerà ad avere problemi che si ripercuoteranno su occupazione e imprese”.


Secondo il rapporto il 2008 è stato l’anno delle “piccole e grandi paure”: rom, rapine, microcriminalità, bullismo, lavoro che manca o è precario, perdita del potere di acquisto, riduzione dei consumi, rate del mutuo da pagare. La “grande paura”, la crisi finanziaria internazionale che potrebbe mettere in pericolo la nostra economia e il suo destino, rileva il Censis, ci “ha segnato” ma in realtà “apre a un adattamento innovativo della società” che può condurre il Paese verso una seconda metamorfosi dopo quella degli anni fra il 1945 e 1975.


La seconda metamorfosi, secondo il Censis, è “forse già silenziosamente in marcia, sommersa come tutti i processi innovativi che in Italia contano”. Nonostante l’incertezza sulla profondità della crisi, la reazione e la difesa dal grande crack sarà innescata da immigrati, piccole e medie imprese, crescita della competitività, temperata gestione dei consumi e dei comportamenti, passaggio dall’economia mista pubblico-privata a un insieme “oligarchico di soggetti economici” come fondazioni, gruppi bancari, utility.


La crisi, secondo il Censis, “rimette inesorabilmente alla prova la struttura economica e produttiva italiana, dando spazio a percorsi originali di crescita”. Solo “un terzo delle imprese italiane innova in modo sostanziale e visibile”, ma il Made in Italy conquista i mercati, nonostante la concorrenza internazionale, grazie all’internazionalizzazione delle Pmi. A oggi le imprese dispongono di una liquidità “abbastanza consistente” strutturata in “biglietti, depositi e titoli di Stato prontamente liquidabili”, oltre “252 miliardi di euro, in crescita nella prima parte del 2008” rispetto alla fine del 2007.


Diversa la situazione delle famiglie dove sono milioni quelle potenzialmente a rischio di default per la crisi finanziaria. Il 71,7% degli italiani pensa che il terremoto dei mercati possa avere ripercussioni dirette sulla propria vita mentre solo il 28,3% dichiara di poterne uscire indenne. La paura di non farcela è trasversale, attanaglia giovani, anziani, donne, uomini residenti in ogni area del Paese ma è avvertita più profondamente dalle famiglie a basso reddito con figli: è preoccupato l’81,3% delle famiglie con livello economico basso contro il 66,2% delle famiglie di livello medio.


Il rischio di dover rinunciare in futuro al tenore di vita raggiunto preoccupa il 71,1% degli italiani; il 62% teme di doversi trovare nella condizione di non poter fronteggiare cure personali o di un familiare; il 60,5% teme la perdita dei risparmi come effetto del credit crunch. Il 38,8% degli occupati considera il proprio lavoro a rischio, percentuale che sale al 64,7% tra i lavoratori flessibili, al 54,1% tra gli operai e al 44,3% tra chi ha meno di 30 anni. Secondo il Censis, tra le famiglie potenzialmente in pericolo che denunciano un concreto rischio di default vi sono: 2,8 milioni di famiglie, l’11,8% del totale, che hanno investimenti in prodotti rischiosi come azioni o quote di fondi comuni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome