
I nostri scritti corsari.
Tu dov’eri, cosa facevi quando hanno ucciso Pasolini?
Se fossimo americani ce lo chiederemmo. La loro abitudine di collegare un evento storico al personale quotidiano è tipico di una cultura giovane, senza radici, di quelle vere, cioè secolari.
Creare meccanismi di autoidentificazione con l’evento, qualsiasi esso sia, per noi è roba importata, stile Halloween.
Ma la questione qua posta, è un po’ meglio della festa delle zucche, se permettete.
Bene, chi scrive se lo ricorda perfettamente. Ma non è questo il punto.
Ricordare, bisogna, invece, cosa ha rappresentato forse l’ultimo grande uomo di pensiero italiano. I francesi ora esibiscono Houellebecq, che però di Pier Paolo Pasolini ha solo la forza tellurica, che Pasolini, tra l’altro, da friulano portava dentro.
Gli americani non hanno nessuno o ne hanno centomila. Centomila Michael Moore che, adiposi, non possono avere la nervatura di Ppp.
Gli arabi hanno Ben Jelloum, che forse forse potrebbe ambire, ma ormai sono altri tempi.
La sostanza: chi è Pasolini oggi?
“Voi
parlate dei problemi, io vivo i problemi” diceva.
Quindi Pasolini siete voi, quando noi parliamo dei vostri problemi.
Ma, anche
“Io so. Lo so, ma non lo posso dimostrare”, diceva. Pasolini, allora,
siamo anche noi, quando parliamo di voi, dei vostri problemi, e cerchiamo di
crearvi attorno una cassa di risonanza. Abbiate pietà di noi, quindi, e
tollerateci. Anche questa è quella democrazia a cui Pasolini ambiva.