Parte dall’Srm la ripresa del mercato della memorizzazione

Lo Storage resource management traina il comparto software, mettendo a segno una crescita in valore a due cifre. Nell’hardware, soprattutto in Italia, si fa pesantemente sentire l’effetto downpricing. L’imperativo è, per tutti, contenere i costi, sfruttando la capacità installata.





L’ammontare delle nuove informazioni immagazzinate sui diversi dispositivi, come i dischi o i nastri, è raddoppiata a livello mondiale nel corso degli ultimi tre anni, sorpassando i 5 exabyte (il che significa un milione di terabyte, ovvero una cifra a 18 zeri!). Questo è quanto stimato da uno studio condotto nei mesi scorsi dalla University of California. La stessa indagine stima che la maggior parte di questi dati (il 92%) sia stata immagazzinata all’interno di media magnetici, principalmente sugli hard drive. L’esplosione delle informazioni che transitano nel sistema informativo aziendale è sotto gli occhi di tutti. Perdere il presidio dei dati critici, vitali per la conduzione delle normali attività d’impresa, può costare caro, così come sempre più caro è diventato gestire lo spazio.

Buone prospettive di crescita


Negli ultimi anni si è fatta sempre più pressante la necessità di sfruttare a pieno l’hardware acquistato, anche perché alcune ricerche hanno dimostrato che il mancato utilizzo delle risorse storage può arrivare, in alcuni casi, anche a sfiorare il 50% della capacità complessiva. Una prima possibilità di razionalizzare, riconducendo a fattor comune tutti gli elementi della rete storage, è data dai software di Storage resource management. Proprio questi componenti stanno vivendo un periodo d’oro e, a dimostrazione di questo fatto, c’è il deciso incremento del fatturato a essi legato. Per quanto attiene al mercato globale, secondo Idc nel 2003 il giro d’affari dello storage è cresciuto dell’8%, passando dai 5,8 miliardi di dollari del 2002 agli attuali 6,3. Il comparto delle applicazioni di gestione delle risorse di memorizzazione (Srm) ha mostrato le performance migliori, con una crescita dell’11,3% rispetto al volume d’affari generato l’anno precedente. Seguono le soluzioni di replica dei dati e dei volumi, che crescono del 9,5%. In Italia, come si evince dal grafico, il mercato dei dispositivi a nastro continua a godere di ottima salute, con un tasso medio annuo di crescita, per i prossimi quattro anni, pari all’8,9%.

La continuità del business


Più in difficoltà, invece, il comparto dei sistemi storage su disco che, lo scorso anno e, si prevede, anche per l’anno in corso, subirà una contrazione nelle vendite. Questo dovrebbe riflettersi anche sul mercato dell’hardware storage in generale che, in Italia, dovrebbe ridursi ancora quest’anno per riprendere a crescere nel corso dei prossimi tre anni. A pesare sulla progressiva contrazione dei fatturati sembrera essere la congiuntura economica e, soprattutto, il downpricing, che si è tradotto in una caduta media dei prezzi per megabyte che, nel corso del 2003, si è attestata intorno al 30% (l’anno precedente il calo dei prezzi era stato dell’ordine del 45%).


Un cenno a parte merita, poi, la business continuity. Si tratta, infatti, di un problema che le aziende, soprattutto quelle operanti in alcuni settori critici quali quello bancario, iniziano a percepire come pressante. Idc ha stimato che, nel 2003, il mercato mondiale in questione abbia raggiunto un valore di 27,5 miliardi di dollari, con prospettive di crescita a due cifre, anno su anno, per i prossimi anni. Verso questo ambito si stanno muovendo tutti i maggiori vendor di hardware e applicazioni di memorizzazione, oltre agli specialisti del networking. Quasi tutti, infatti, propongono soluzioni per la creazione di siti geograficamente distanti dalla sede dell’azienda (hot site), con policy come quelle indicate nello specchietto che dovrebbero consentire un veloce ripristino delle normali attività, a fronte di eventi più o meno catastrofici che dovessero disgraziatamente colpire il sito primario.

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