Il mancato rispetto dei termini di pagamento incide sull’intera infrastruttura economica. Sarebbe il momento di cambiare qualcosa. Ex lege, magari.
Come scrive Layla Pavone (presidente di Iab Italia e Iab Europa) nel suo
blog “fresco di stampa” su blogspot (complimenti: ci voleva), la catena
italiana del valore aziendale è più debole rispetto a quelle estere.
In
realtà lei ci mette un punto di domanda in fondo, che noi togliamo, giacché
saltiamo subito alla conclusione, dato che la condividiamo.
Pavone
circostanzia la questione dicendo di provare imbarazzo quando, parlando con i
colleghi francesi, deve spiegare che «le condizioni di pagamento da noi sono
a 90-120 giorni, quando va bene, e senza tenere conto del problema dei ritardi
nei pagamenti: il 7.2 % delle aziende italiane paga con un ritardo di 60 o più
giorni rispetto alle scadenze concordate».
Questo all’estero è
inaccettabile, mentre da noi è la norma. Il problema, prosegue Pavone, influisce
sullo stato di salute di un’azienda, dato che erode i margini di profitto e
incide sull’intera infrastruttura economica, fatta dalle Pmi.
E motiva:
secondo Dun&Bradstreet un ritardo di pagamento di due mesi giorni può
decurtare più del 15 per cento i margini della transazione.
Ovvero, la
latenza dei saldi agisce sulla marginalità, cioè la vera chiave di volta
dell’economia moderna, basata non più sul conto capitale, ma sul flusso di
cassa.
E allora, se la cassa è veramente la cosa più importante, diamo
importanza al cassiere, definitivamente.
Usciamo, cioè dall’ambiguità, e già
che siamo in fase pre-elettorale, facciamolo per legge proposta.
Se noi
stiamo come stiamo e se, quindi, l’amministratore delegato deve essere il tutore
del cassetto, proponiamo una legge che lo istituisca come tale, che gli metta i
manicotti neri a mezzo braccio del contabile e che, soprattutto, obblighi tutti
i partecipanti il sistema economico a rispettare le scadenze di pagamento, con
penalità per chi non lo fa.
Saremo retorici, ma, la “fine del
lavoro” preconizzata da Jeremy Rifkin non è determinata dalla carenza dello
stesso, ma dalla mancanza di rispetto.





