Carente e di basso livello l’offerta in rete per le aziende. Male anche le carte elettroniche
C’è ancora molto lavorare per la Pubblica amministrazione locale sul versante dei servizi per cittadini e imprese. La sentenza arriva del 3°Rapporto Assinform sull’Ict nella Pa locale secondo il quale
Regioni e Comunità Montane hanno tutte un portale dedicato ai rapporti con i cittadini, ma con le Province si scende all83,3% e con i Comuni si arriva al 41,5%.
Per quanto riguarda i gli spazi Web di servizio specifico alle imprese, mancano all’appello ben il 16% delle Regioni, l’80% delle Province, l’87% delle Comunità Montane, e più del 90% dei Comuni. In più i servizi offerti sono in genere caratterizzati da un basso grado di interattività, limitandosi nella maggior parte dei casi a fornire informazioni per lo più su bandi di gara, concorsi, tasse e tributi, cultura, turismo e lavori pubblici. Male anche la diffusione delle carte elettroniche: appena il 3,7% dei Comuni ha distribuito la Carta d’identità elettronica. Non esaltante nemmeno la situazione delle carte regionali dei servizi, emesse dal 37% delle Regioni.
“Non possiamo non manifestare allarme e preoccupazione per il fortissimo ritardo con cui la Pa locale si sta presentando all’appuntamento con l’innovazione digitale – ha affermato Ennio Lucarelli, presidente di Assinform -. Ritardo dovuto a volumi troppo bassi di spesa in Ict, destinati a contrarsi ulteriormente nel 2009 pur essendo già oggi agli ultimi posti in Europa; a una ridotta capacità di spendere in tempo utile le risorse comunque disponibili per l’innovazione, le quali per la gran parte non vengono messe a frutto perché rimangono impantanate nelle incapacità e inefficienze dei governi locali; all’aumento del mercato protetto dell’in house che, diventato la modalità di fornitura largamente prevalente nei contesti regionali, non consente, di fatto, un controllo sulla spesa e sulla qualità delle forniture e dei servizi erogati”.
Basato su un’indagine condotta su un campione composto da 873 enti tra Regioni, Comuni, Province e Comunità Montane (esclusi Sanità Locale e Utilities), il Rapporto rileva che da anni la spesa della Pal marcia con incrementi annui assai modesti e volumi bassi, ma nel 2009, per la prima volta, ci sarà un tasso negativo: – 0,6% per un ammontare di 1.371 milioni di euro (che annulla la modesta crescita del 2008 rispetto al 2007, + 0,5%). Il tutto avviene in un trend di spesa della Pa in generale, inclusa quella relativa alle Amministrazioni centrali, in calo da anni, che colloca l’Italia al di sotto dei principali paesi europei.
Con una spesa It per abitante che non supera i 40 euro, il nostro paese si trova ben distante dalla soglia degli 80 euro della Francia, dei 60 euro della Germania e dei 140 della Gran Bretagna. Ciò è aggravato dal paradosso che la gran parte delle risorse disponibili rimangono inutilizzate. L’indagine, infatti ha evidenziato come dal 2002 al 2007, siano arrivati alle Regioni, tramite gli Accordi di Programma Quadro, fondi per 1.259 milioni di euro. A metà del 2007, data dell’ultima verifica del Ministero del Tesoro, ne risultavano spesi appena 349 milioni, pari al 27,7%. Ovvero 910 milioni dei fondi per l’innovazione pubblica locale non erano stati ancora utilizzati. In particolare, a 2,5 anni dalla loro erogazione era rimasto infruttuoso il 55% -pari a 153 milioni- degli stanziamenti del 2004 e dopo 1,5 anni rimaneva da spendere ancora l’81% -pari a 697 milioni- dei fondi 2005.
Non solo. E’ risultato che ormai ricorrono all’in house il 73% delle Regioni. Ora considerando che da questi enti transita il 60% del totale della spesa It della Pal, ne consegue che la maggior parte della domanda in Information Technology rimane per lo più incanalata in un circolo che non subisce alcuna selezione concorrenziale. E i risultati si vedono sul campo. Se da una parte, rispetto alla precedente indagine del 2008, emerge come sia stato ormai innescato un ciclo positivo nel processo di dotazione tecnologica di base degli enti, dall’altra permangono risultati del tutto insoddisfacenti sul fronte dei servizi effettivamente erogati ai cittadini. E il gradimento è bassissimo.
Infatti la quota di utilizzo dei servizi online da parte dei cittadini italiani, che sono effettuati in buona parte a livello locale e regionale, è risultata la più bassa fra i principali paesi. Appena il 15% per l’Italia, a fronte del 32% della Gran Bretagna, 43% della Francia, 33% della Germania e del 28% della media dell’Ue a 27.





