Due responsabili dei sistemi in realtà locali della Pubblica amministrazione si confrontano sulle difficoltà quotidiane, che non sono distanti da quelle aziendali
Sicuramente è il budget a farla da padrone. O meglio, il bilancio di
previsione attanaglia la Pubblica amministrazione tanto quanto il settore
privato. Sia Cristiano Annovi (Cio del comune di Sassuolo, che si occupa anche
di gestione risorse umane, economiche e di organizzazione), sia Luca Soriente
(responsabile dei sistemi informativi del comune di Nocera Superiore) sono
concordi nel mettere al primo posto nella scala delle proprie problematiche la
contrazione delle risorse a disposizione degli enti locali.
”Le difficoltà non si riscontrano tanto nella gestione
quotidiana quanto, piuttosto, nell’adozione di nuove tecnologie”, spiega Soriente, che guida l’It di un ente fatto di 220 dipendenti, due sedi principali e tre minori, per una municipalità complessiva di 24.000 abitanti. “Nella situazione in cui ci troviamo, si fatica a capire se bisogna investire in servizi o se si devono tagliare parti dei servizi sociali. Molte risorse, poi, sono state sperperate in progetti di e-commerce”, puntualizza Annovi che, invece, amministra l’Information technology del comune di Sassuolo (330 dipendenti, cinque sedi principali, tre minori, 25 plessi scolastici e un totale di 42.000 residenti). Sprechi che anche Soriente (unica risorsa che l’ente pubblico salernitano dedica all’It) individua, in particolare nell’esistenza di “megaconsorzi” deputati alla
gestione informatica che penalizzano i piccoli comuni.
Le assonanze tra pubblico e privato emergono anche nelle esigenze di integrazione tra trasformazioni organizzative e tecnologiche. “In molti comuni queste competenze sono spesso divise, mentre dovrebbero viaggiare insieme e adeguarsi reciprocamente ai rispettivi cambiamenti”, aggiunge Annovi. “Soprattutto in quelli più grossi, le strutture tecniche sono ancora votate alla produzione di tecnologie, rischiando paradossalmente l’immobilismo”.
E anche il Cio di un ente pubblico, così come accade a livello imprenditoriale, vive sulla sua pelle la difficoltà di rapportarsi con la dirigenza. Di buono, secondo Annovi, c’è che la Pa mette sul piatto tempi di approvazione dei progetti molto più brevi:
“Abbiamo due momenti negoziali nell’arco di un esercizio:
uno in autunno in fase di composizione del bilancio di previsione dell’esercizio
successivo, il secondo a metà anno. Una volta ottenuta l’approvazione, io non
chiedo più conto a nessuno”. Così è anche per Soriente, che esprime la
propria autonomia nel momento in cui propone un ventaglio di progetti: “Alla
fine, però, è l’amministrazione che decide, politicamente, quali obiettivi
considerare”. Una differenza di opinione tra i due Cio emerge, invece, quando si parla di efficienza interna. Per Annovi, rappresenta un passo indispensabile: “Il vero problema alla base dell’e-government è se la struttura interna del comune è pronta a gestire processi realmente informatizzati”. Per Soriente, invece, anche a causa del blocco delle assunzioni nella Pa, meglio guardare ai cittadini: “Purtoppo, alcuni dipendenti pubblici faticano a misurarsi con un’informatica che corre sempre così veloce, quindi, abbiamo deciso di puntare sul servizio alla popolazione, visto che ne abbiamo le capacità tecnologiche. Abbiamo oltre 208 caselle di posta, anche se non tutte sono utilizzate, e da un anno circa i cittadini interagiscono con noi”.
Un ruolo sicuramente importante nell’informatizzazione di un comune lo ha il sindaco, che può essere più o meno sensibile all’It. Nel caso di Sassuolo, ad esempio, è stato proprio il primo cittadino a spingere verso la Business intelligence. Il comune emiliano è altamente informatizzato (le sedi sono collegate in Voip, la comunità accede al portale online, tutti i 220 dipendenti sono dotati di e-mail e la squadra It è fatta di varie risorse) e la Bi rientra tra le tecnologie adottate. “La Pa locale, normalmente, presta poca importanza a queste soluzioni, perché non si ha una lettura organizzativa dei problemi, ma la reportistica sta diventado un’esigenza – incalza Annovi –. Il vero problema è il consolidamento dei dati che deve stare a monte. Nel 2005, noi lo abbiamo fatto, disaccoppiando il prelievo dei dati dai database gestionali. In questo modo, ci siamo messi in condizione di cambiare i gestionali senza alterare il datawarehouse”. In particolare, i comuni utilizzano vari software specifici (vigili urbani, anagrafe, contabilità, progettazione e così via) ed è complesso trovare soluzioni integrate che diano una risposta su tutti i fronti. Business intelligence, quindi, in testa alle aree di investimento, per Annovi, che però crede anche nella convergenza su Ip e nei servizi di portale, intranet e Internet.
Un po’ meno informatizzato , ma anche più piccolo, è il comune di Nocera Superiore, che sta puntando sui servizi via Web e sulla biometria per il controllo accessi al sistema anagrafico. “Il sogno – dice Soriente – è una rete wireless per mettere a disposizione del cittadino una intranet e ottenere una comunità nella comunità completamente digitale. Un bilancio annuale sempre più esiguo, tuttavia, fa sì che questo resti solo un sogno, anche se mi ritengo soddisfatto dell’autonomia di cui godo. Al mio arrivo, esistevano 10 computer e un mezzo server, mentre oggi abbiamo tre server, un server Web, una settantina di computer e i sistemi operativi sono stati uniformati. Per un comune delle nostre dimensioni, l’infrastruttura It è abbastanza all’avanguardia e questo è un grande successo”.
Il rapporto con i fornitori
Nella Pa, si sa, vige la gara pubblica. Diventa, quindi, molto importante realizzare capitolati tecnici precisi. Ai Cio, poi, tocca, anche la gestione del rapporto con i fornitori. “Normalmente, loro insistono su contratti di manutenzione che comportino un impegno di risorse limitate – spiega Luca Soriente del comune di Nocera Superiore –, mentre noi cerchiamo di evitarli. La nostra scelta di dotarci di un Web server è stata proprio fatta in un’ottica di autonomia. Dopo un’esperienza non riuscita di outsourcing, poi, cerco di tenere quanto più possibile all’interno, pur continuando a credere che affidarsi all’esterno sia sempre meglio”. ”Complessivamente – testimonia Cristiano Annovi del comune di Sassuolo –, abbiamo rapporti con una decina di fornitori. Solo i database sono in outsourcing. La gestione degli Sla (Service level agreement) non è differente rispetto al privato; prima di entrare nella Pa, ho lavorato in azienda e i contratti sono sostanzialmente identici. Negli enti pubblici, il livello del servizio trova un punto di caduta nel rapporto qualità-prezzo”.





