Secondo Open Source Initiative più di 50 modelli di licenza differenti sono troppi. E’ il momento di restringerne il numero. O di eleggerne alcune come preferenziali.
Nel mondo open source si comincia a riflettere in modo
decisamente serio sul tema delle licenze, senza escludere, per
la prima volta, anche l’ipotesi di contingentarle nel numero e nelle
declinazioni.
Il punto critico, sollevato dalla principali community, è che
malgrado tutto quanto ruota in mondo open source venga generalmente associato
con Gnu General Public License, in realtà esistano tante, troppe declinazioni
disponibili, che finiscono nell’ingenerare nei clienti e sul mercato un senso di
crescente incertezza. E che, elemento non trascurabile, spesso comportano costi
addizionali per gli uffici legali delle aziende nel momento in cui si trovano a
dover valutare l’implementazione di software open source.
Proprio in questi
giorni Osi, Open Source Initiative, dopo aver dichiarato di
aver contate oltre 50 licenze differenti, lancia un monito e un avviso.
Le
licenze vanno ridotte e contingentate, per arrivare a un numero tale che non
consenta confusioni.
E il gruppo sarebbe fortemente intenzionato ad
accreditarne un numero più ridotto con lo status di “preferred
option“.
Ma non è tutto.
Sempre Osi ha diramato alcune linee guida
nelle quali si stabilisce che le licenze debbano essere scritte in modo chiaro,
debbano essere semplici e comprensibili, riutilizzabili, e, soprattutto, che non
siano di fatto delle duplicazioni di modelli di licensing esistenti.
Da parte
delle aziende interessate, se da un lato c’è un riconoscimento del problema
esistente, dall’altro c’è qualche difficoltà ad accettare a priori
una sceltarestrittiva, che sembra non tutelare alcuna posizione di tipo
particolaristico.
E forse per meglio sostenere le nuove posizioni assunte,
Osi ha deciso di ampliare il proprio board direttivo, aggiungendo ai cinque
membri esistenti altri cinque: Joichi Ito, vice presidente delle attività
internazionali di Technorati e membro del board dell’Icann; Bruno Souza,
presidente del più importante Java user group brasiliano; Chris DiBona,
open-source program manager di Google; Rishab Aiyer Ghosh, program manager
presso l’università di Maastricht e Sanjiva Weerawarana, fondatore di Lanka
Software Foundation, che promuove l’open source nello Sri
Lanka.





