Open source: sulla bocca di tutti

Grandi contraddittori. E i progetti?

Pur che se ne parli, si diceva una volta. Di certo, in
questi ultimi giorni, di open source se ne è parlato fin troppo.


Oltreoceano Microsoft si lascia sfuggire con Fortune che l’open source
violerebbe qualcosa come 230 dei suoi brevetti. Rimbalzata su ogni
media la notizia, i suoi rivali Schwartz e Torvalds decidono di respingere
decisamentele le accuse al mittente, senza alcuno sconto. Semmai, è la
nemmeno troppo velata controaccusa, molto ci sarebbe da ridire su certi codici
di Windows.

In Italia, parte Aitech-Assinform, l’Associazione delle
imprese di informatica aderente a Confindustria, e scrive a tutti i suoi
associati: che l’open source non sia un dogma, è l’invito in sintesi.
Il timore, va da sè, è quella di una scelta normativa “politica” a favore del
software aperto.
Ma la contromossa arriva direttamente dal ministro per le
Riforme e l’innovazione nella Pa Luigi Nicolais, il quale in collaborazione con
il Cnipa lancia il portale dell’Osservatorio open source, nato per monitorare lo
scenario applicativo, i sistemi adottati e le aziende che offrono servizi in
questo settore.

In un’ottica di contraddittorio, tutte queste posizioni
hanno il loro senso e la loro autorevolezza.
Il problema, tuttavia, è uscire
dal contraddittorio, per entrare in una fase che vada ancora oltre il quadro
normativo.
In altre parole, il bisogno è quello di passare dalle parole ai
fatti, vale a dire ai progetti concreti.
Sarebbe auspicabile che si
cominciasse a vederne qualcuno, magari  già al prossimo Forum della Pa.

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