Il settore necessita di soluzioni semplici e non di tecnologie d’avanguardia. L’importante è dare riscontri immediati
Marzo 2009
Informatico da tanti anni, una sfida vinta come organizzatore Ict (nel ruolo di Cio) delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, Enrico Frascari conosce da vicino le problematiche della cantieristica nautica italiana. Da un paio d’anni è infatti responsabile del sistema informativo di Azimut Benetti, un’azienda rappresentativa della cantieristica di lusso italiana e di un settore che si vorrebbe considerare come un nuovo Eldorado per le forniture informatiche.
Un posto dove un Chief information officer ha carta bianca e budget illimitati?
«Non più, perché anche la nautica vive tempi particolari. Se all’inizio della crisi questo settore poteva essere considerato un’oasi protetta, non sono invece mancate conseguenze dalle note vicissitudini del sistema finanziario. Il settore dipende da istituti come il leasing, con cui viene ormai comprata qualsiasi barchetta».
Fare yacht è, inoltre, un mestiere molto particolare dal punto di vista del supporto informatico.
«La produzione – prosegue Frascari – è difficile da pianificare e molto sensibile ai capricci del mercato. Mercato che dipende dall’arrivo di “nuovi ricchi” russi, arabi e cinesi».
La gestione delle vendite ha nell’ambito nautico aspetti peculiari che si rispecchiano, per esempio, a livello dei rapporti con i clienti.
«La progettazione di un Crm per il settore nautico non ha nulla a che vedere con gli analoghi servizi in campo automobilistico o telefonico – spiega ancora Frascari –. La propensione all’acquisto di uno yacht non è correlata con una fascia sociale “catalogabile”. Tra i clienti ci sono persone originali e irraggiungibili, spesso nascoste dietro società di comodo».
C’è poi un problema di cultura aziendale.
«Nel settore nautico ben pochi sanno cosa sia un sistema di Customer relationship management; i rapporti con il cliente tendono a essere non strutturati e differenti tra azienda e azienda. Il fatto discende dalla natura stessa delle imprese della nautica, che restano essenzialmente realtà artigianali e padronali, a dispetto dello sviluppo dei loro fatturati».
Cosa possono fare, allora, gli operatori del canale It per avere successo?
«Devono avvicinare le aziende del settore, anche le più grandi, come se fossero piccole imprese – spiega Frascari -. Farlo con un linguaggio semplice, senza tecnicismi».
Le problematiche It del settore sono di solito molto semplici e non hanno bisogno di tecnologie d’avanguardia per essere risolte. «Devono invece essere efficaci e dare immediati riscontri. Nel mio lavoro di responsabile It ricevo tantissime proposte, ma spesso portate con un approccio troppo avanzato o fuori scala. Ci servono nuove idee, ma quando mi propongono un sistema d’archiviazione ottica o di cloud computing… Gli rido in faccia!».
Di cosa hanno bisogno le imprese del settore nautico? «Devono adottare una maggiore strutturazione dei processi interni. Problema di cui il management comincia ad avere consapevolezza.
C’è però fortissima tensione al cambiamento, essenzialmente perché, fino ad ora, le cose sono andate bene lo stesso».
La crisi, in questo caso, potrebbe essere salutare e aiutare l’introduzione di più efficaci sistemi di gestione dando opportunità di business al canale informatico.
Le aziende del settore nautico gestiscono acquisti, logistica, amministrazione e controllo in modo simile alle altre aziende.
Nell’ambito della gestione delle commesse, della vendita e del controllo di produzione vanno avanti con fogli Excel.
Servono ambienti gestionali integrati?
«Personalmente – conclude il manager – non credo nell’Erp, ma in soluzioni più puntuali, capaci di dare supporto ai processi destrutturati tipici della cultura artigianale. Penso che potrebbero esserci molti vantaggi da una ingegnerizzazione “leggera” di alcuni processi. In questo settore c’è una grande sensibilità alla qualità del prodotto e si sta diffondendo a livello del management la consapevolezza che questa dipende dai processi interni all’azienda».





