Nuova strategia “AutoIs” per Emc

L’Automated Information Storage offre quattro soluzioni software per l’automazione della gestione di infrastrutture storage eterogenee.

La posizione di primato di Emc nel campo dello storage viene confermata dal recente annuncio della strategia “AutoIs” (Automated Information Storage), con quattro soluzioni software per l’automazione della gestione di infrastrutture storage eterogenee.
La Open Edition di Emc Control Center, offre una gestione centralizzate di tutte le risorse legate alle storage, compresi i sistemi operativi e i database, di ogni fornitore. Totalmente nuovo è Widesky, un middleware che estende le applicazioni di gestione dello storage a prodotti hardware non di Emc. Solo per prodotti Emc, invece, il nuovo Replication Manager del Control Center, che riesce a semplificare notevolmente le attività di replicazione dei dati, offrendo quindi notevoli riduzioni dei costi legati al personale. Lo StorageScope, infine, automatizza le attività di monitoraggio e reporting sulla configurazione e sull’utilizzo di tutte le risorse di storage. Nei prossimi mesi sono previsti ulteriori importanti annunci di prodotti software da parte di Emc, tutti il più possibile aperti e basati su Java.
Nei settori delle applicazioni per la gestione dello risorse storage, per l’integrazione, per la gestione delle San e degli Array di storage, Emc vanta ora un supporto pressoché totale dei prodotti di ogni marca e invade il mercato di nicchia di Veritas. In tutti questi settori i concorrenti diretti di Emc offrono un supporto solo parziale o sono del tutto assenti.
D’altro canto questa nuova strategia di apertura da parte di Emc non è dovuta ad altruismo ma al riconoscimento che la competizione nel mercato dello storage sarà sempre più feroce.
Secondo Michael Ruettgers, presidente di Emc, i prodotti hardware rimangono “la più importante fonte di reddito”, mentre “il software crescerà presto al 30% del fatturato e i servizi al 20%”. Ruettgers sdrammatizza la gravità dei 945 milioni di dollari di perdita dell’ultimo trimestre, spiegando che ben 675 milioni si riferiscono a costi di ristrutturazione e a deprezzamenti accelerati dei beni in inventario. Occorre ricordare, inoltre, i precedenti 11 anni di risultati sempre fortemente positivi sia come utili sia come fatturato. Ben più grave appare la situazione di Hitachi Data Systems, che ha ottenuto risultati dimezzati rispetto alle previsioni, soprattutto per colpa della guerra di prezzi con Ibm, che in alcuni casi ha offerto mainframe con pacchetti di prodotti e soluzioni dove lo storage veniva offerto gratis.
Nonostante la crisi temporanea, James Rothnie, chief technology officer di Emc, conferma per il prossimo anno “investimenti di 800 milioni di dollari, soprattutto nel software”. Rothnie ammette comunque che “saranno pochi i casi di vendita di software Emc ad aziende con prodotti storage dei concorrenti” e non prevede il rilascio di “versioni ottimizzate del software eterogeneo per particolari sistemi operativi o piattaforme hardware”. Curiosamente Rothnie da un lato sostiene che “non si sono mai verificati malfunzionamenti dei prodotti di disaster recovery di Emc” e dall’altro ammette che in caso di perdita di dati “non sono previste garanzie contrattuali verso i clienti”.
Nel campo del disaster recovery il nostro paese è in una situazione di ritardo allarmante: soltanto le banche sono abbastanza coperte, perché obbligate a farlo dalle norme della Banca d’Italia. Industrie e aziende commerciali si basano ancora su salvataggi con elaborazioni batch. La Pubblica Amministrazione, infine, pare condannata all’utilizzo di tecnologie mediocri per colpa dei meccanismi delle gare dove contano solo i prezzi.

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