La società guidata da Steve Jobs ha citato in giudizio Amazon per aver usato il nome App Store per il suo nuovo negozio online di applicazioni Android, da molti ritenuta la mossa che anticipa la vendita di un proprio tablet.
Apple
è determinata a far la voce grossa a proposito della denominazione “App Store“. Con una denuncia
presentata presso la corte federale della California, la società ha accusato
Amazon di aver usato in modo non autorizzato il termine “Appstore” all’interno del suo
negozio di applicazioni per Android che ha aperto ieri (e che è riservato al
solo mercato statunitense). La società di Cupertino sostiene che “Amazon ha iniziato a sfruttare
impropriamente il marchio App Store di Apple per allestire un programma rivolto
agli sviluppatori” con l’obiettivo di pubblicizzare e vendere applicazioni
attraverso la propria rete commerciale.
Apple,
invece, rivendica l’utilizzo esclusivo delle parole “App Store“, rimarcando di aver lanciato un servizio similare
già nel 2008 ottenendo qualcosa come 10 miliardi di download. “Avevamo chiesto ad Amazon di non copiare il
nome App Store perché può ingenerare confusione negli utenti“, ha precisato
Kristin Huguet di Apple.
Bocche
cucite in Amazon. “Abbiamo
l’abitudine di non rilasciare mai commenti a proposito di vertenze legali in
corso“, ha semplicemente osservato Mary Osako, portavoce della
società.
Si
apre quindi un nuovo fronte di battaglia a proposito del marchio “App Store” alla cui registrazione,
presso l’ufficio brevetti degli Stati Uniti, si è fermamente opposta Microsoft.
Il colosso di Redmond sostiene che la denominazione scelta sia troppo generica,
mentre Apple ha risposto facendo notare come anche Windows, che è comunque un
marchio registrato, sia un appellativo egualmente poco caratterizzante.
Che
la mossa di Apple sia tesa anche a contrastare l’avanzata di una realtà, qual è
Amazon, che sembra in procinto di mettere in vendita un proprio tablet per imporsi
nel campo delle applicazioni e dei dispositivi mobili?
