Noi non siamo liberi

Agli italiani è impedita la visione della Tsi, alla faccia della libertà di espressione.

Storie di Lombardia.
Alle 12 e 48 del 24 luglio il canale televisivo
analogico 36 è stato disattivato, con il risultato che Milano, l’area insubrica
e parte della pianura padana hanno un canale tv in meno, la Televisione della
Svizzera Italiana, che nello stesso momento è passata a trasmettere in digitale
terrestre.

Noi non siamo giuristi, ma il fatto ci pare di
un’anticostituzionalità sesquipedale, perché in violazione al concetto della
libera circolazione delle idee, contenuto negli articoli 9 (promozione dello
sviluppo della cultura
), 21 (tutti hanno diritto di manifestare il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione
) e 33 (l’arte e la scienza sono libere) della carta del
1947.

Come ha detto il critico televisivo del Corriere della Sera, Aldo
Grasso, «è incredibile. Mentre stanno cadendo le barriere fisiche si alzano
i confini immateriali. Vediamo la tv di tutto il mondo ma non quella che si fa a
due passi da Milano
».

Daxmedia, un sito di persone libere che ha
seguito accoratamente la triste faccenda ha spiegato bene cosa è successo.


Dal 24 luglio si è persa la Tsi non perché la tv di stato elvetica ha
abbandonato il sistema analogico, ma semplicemente perché ha spento gli unici
due impianti che raggiungono ufficialmente l’Italia e i suoi 430mila utenti, e
ora veicola i suoi segnali solo su frequenze che in Lombardia sono appannaggio
storico di televisioni italiane.

Sinora i segnali elvetici sono giunti
in Italia non per sforamento: i canali hanno attraversato volutamente i confini
in virtù di un accordo tra gli organi competenti di Italia e Svizzera avvenuto
nel 1994, ora decaduto.

Gli impianti che attualmente irradiano il
segnale di Tsi in tecnica digitale terrestre non possono essere direzionati
verso l’Italia.

Motivo: uno dei quattro programmi della televisione
elvetica, Tsi2, ha in palinsesto trasmissioni sportive e prime cinematografiche
che in Italia sono appannaggio di Sky, Rai, Mediaset.

Gli sceriffi
dell’etere, insomma, hanno posto il veto.

E impedendo la fruizione di
canali televisivi dove non si ricorre a reality show o a imbonitori per
catturare l’attenzione del pubblico hanno anche mostrato e ammesso tutta la loro
grande debolezza.

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