Neos: business continuity e sicurezza virtualizzando

Tra personale di terra e viaggiante, la società italiana conta quasi 500 dipendenti. Quelli che utilizzano normalmente il pc sono 150 (tra portatili e workstation). Le basi di armamento si trovano presso gli aeroporti di Malpensa, Verona e Bologna

Dal 2006, ormai, la virtualizzazione è entrata a far parte di Neos, compagnia aerea italianissima (voli di linea e charter) nata nel 2001, che in questo modo ha deciso di aumentare la sicurezza e la disponibilità dei propri sistemi It, riducendone i costi e semplificandone la gestione. La società, infatti, aveva l’esigenza di accedere in ogni momento ai dati riguardanti la manutenzione, i piani di volo, le regolamentazioni e così via.

«Operiamo in un mercato fortemente regolato, dove la conformità alle norme è fondamentale e ogni downtime, anche se brevissimo, può avere ripercussioni negative importanti», ha spiegato Eugenio Brusa, It manager di Neos.

Dopo aver avviato attività esplorative su come consolidare la propria infrastruttura, dunque, nel 2006 la società ha acquistato una licenza Vmware Esx Server 2.x, iniziando a virtualizzare un server Ibm e a effettuare dei test su macchine non strategiche. «Da qui abbiamo deciso di rinnovare l’impostazione passando da una struttura server stand alone a una San, basata su server blade Ibm – ha proseguito -, cui si adattava molto bene la virtualizzazione, in modo che, per qualsiasi evenienza, la fault tolerance fosse sempre rispettata. Nel 2007, poi, con l’infrastruttura del medesimo vendor, abbiamo iniziato a virtualizzare molte delle applicazioni utilizzate quotidianamente», quali gateway di accesso, secondary domain controller e sistemi di slot management, permettendo anche agli utenti remoti di connettersi dall’esterno. «Ora l’intenzione dell’azienda è di aumentare ulteriormente il numero dei server virtuali. Siamo partiti da sei, che stanno per diventare 12, su due macchine fisiche, con una maggiore tranquillità dal punto di vista del downtime. Certo, la ridondanza dei sistemi è sempre esistita, ma l’ottimizzazione rispetto a un sistema cluster ora è maggiore».

La dismissione di hardware obsoleto e il fatto di non averne dovuto acquistare di nuovo, oltre alla maggiore disponibilità di spazio e alla riduzione dei consumi energetici, hanno garantito a Neos interessanti benefici economici, mentre dal punto di vista operativo, i tempi di provisioning delle macchine si sono ridotti di un ordine di grandezza.

«A livello energetico – ha commentato Brusa -, poi, stiamo diminuendo drasticamente la potenza dei server e, sicuramente, anche se non disponiamo di un contatore separato, l’elettricità utilizzata si è abbassata del 30%. Anche l’impegno quotidiano dedicato alla gestione di questo aspetto si è ridotto – ha specificato Brusa -. Diverso è, infatti, tenere sotto controllo i server attuali rispetto ai 15 iniziali. In più, non abbiamo mai avuto problemi dovuti alle macchine virtuali».

Il supporto progettuale iniziale è stato fornito da Scc, che continua ad affiancare Neos «in casi particolari – ha indicato Brusa -, mentre la manutenzione ordinaria dell’impianto è seguita direttamente da noi: creiamo le macchine virtuali, le aggiorniamo, ci occupiamo delle partizioni dei dischi e via dicendo. Il software, infatti, è molto comprensibile, ovviamente bisogna essere skillati sulle problematiche di virtualizzazione. Nel nostro caso, abbiamo seguito corsi mirati della durata di un paio di settimane e, comunque, disponiamo in azienda di un’area di test, quindi prima di mandare in produzione qualunque cosa testiamo ed effettuiamo delle prove».

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