Nel 2013, 750mila le assunzioni previste ma il saldo sarà negativo per 250mila unità

Secondo i dati Unioncamere, la propensione ad assumere è soprattutto tra le imprese esportatrici e tra quelle che intendono realizzare nuovi prodotti e servizi. Il Mezzogiorno e le aziende con meno di 10 dipendente le più colpite dal calo di occupazione.

C’è una parte del sistema produttivo italiano
che nonostante la crisi sta reggendo e che quest’anno
assumerà personale. Si tratta di
una quota, pari al 13,2%, di
tutte le imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti, ma la propensione ad assumere
si amplifica per quelle orientate all’export e all’innovazione. E’ quanto evidenziano i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro, che monitora le previsioni occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi. Le interviste alle oltre 94mila
imprese oggetto dell’indagine sono state effettuate tra il 28 gennaio e il 23 maggio di quest’anno.

La necessità di mantenere alto o di accrescere il profilo competitivo indurrà queste imprese a
investire ulteriormente nella qualità delle risorse umane, assumendo, in quota relativa rispetto al
totale, più laureati e diplomati e ricercando un maggior numero di profili professionali tecnici e
operai specializzati.
La “qualificazione” si accompagnerà, nei programmi delle imprese, anche
a un
orientamento leggermente più diffuso verso la stabilizzazione delle figure che verranno integrate in azienda: rispetto al 2012, i contratti di lavoro a tempo indeterminato “guadagneranno” infatti
nel 2013 un punto percentuale, andando a rappresentare oltre un quinto delle entrate totali.

Le difficoltà del mercato interno, tuttavia, determinano un calo dei contratti complessivamente attivati (112mila in meno di quelli preventivati nel 2012) e, quindi, un protrarsi della caduta
dell’occupazione
(ammonta a -250mila il saldo tra le 750mila entrate complessive previste e il
quasi milione di uscite programmate
dalle imprese). Questa dinamica tenderà a colpire prevalentemente tutti quegli ambiti – territoriali, di dimensione
d’impresa, settoriali – più
strettamente dipendenti dal mercato interno: il Mezzogiorno
(da cui è atteso il 35% del saldo negativo
complessivo), le imprese con meno di 10 dipendenti (che prevedono di ridurre la propria
forza lavoro di 142.600 unità), le costruzioni (-59mila il saldo), il commercio al dettaglio (-24.500),
il comparto turistico (-25.600).

Le imprese che
hanno previsto
nel corso
del
2013
di procedere ad assunzioni
di personale dipendente (a carattere non
stagionale e stagionale) sono il 13,2% del totale delle imprese italiane con dipendenti, pari a circa 197mila unità. La quota non presenta differenze di rilievo tra industria
e servizi (13,4 e 13%). Mentre la quota di assumenti tende a crescere con la dimensione d’impresa,
tra i territori è il Nord Est l’area che esprime un’inclinazione più diffusa ad assumere: la quota sul totale delle imprese qui ammonta al 15,1%, mentre nelle altre ripartizioni è compresa tra il 12%
del Centro e il 12,9% del Nord-Ovest. Risulta invece più elevata, arrivando a poco meno di un quarto del totale, la propensione ad assumere tra le imprese esportatrici
e tra quelle che hanno intenzione di procedere alla realizzazione di nuovi prodotti e servizi
, innovando il processo produttivo e organizzativo.

Tra i diversi settori industriali quello che primeggia per propensione ad assumere è il chimico-
farmaceutico
(lo farà il 34,7% delle imprese), seguito dalle industrie della gomma e delle materie plastiche (quasi 20%). Tra i servizi, la quota
più
significativa di imprese che assumono si rileva nella Sanità e assistenza sociale (24,5%), quindi tra i Servizi finanziari e assicurativi (22,6%).

Le assunzioni previste riguarderanno 563.400 lavoratori dipendenti, di cui 367.500 non stagionali e
quasi 196mila stagionali; 85mila interinali; 65.700 collaboratori
a progetto; 35.300 collaboratori a partita Iva e occasionali.

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