Valore e governance, due termini su cui va fatta luce. Pareri e suggerimenti pratici di chi ne studia l’andamento e di chi li affronta per mestiere
Il valore dei sistemi informativi va governato. Un concetto di massima che mette d’accordo tutti ma che, nella pratica in pochi sanno spiegare. Difficile, infatti, è dare l’esatta descrizione di governance e altrettanto complesso è andare nel dettaglio del valore. «Si tratta di un termine spesso citato ma poco misurato, se non alla voce costi – ha spiegato Severino Meregalli 1, docente dell’Università Bocconi, durante un recente convegno organizzato da The Ruling Companies Association -. Normalmente si considera il valore contabile degli asset o quello strategico, anche se nessuno dei due parametri aiuta effettivamente a capire il valore delle tecnologie impiegate».
Un’empasse che potrebbe essere superata valutando l’aspetto intrinseco (cioè l’importanza soggettiva) e di business propri dei sistemi informativi, il primo più facilmente documentabile anche se non esiste un algoritmo matematico bensì logiche adattabili di volta in volta, il secondo maggiormente legato ai risultati.
Sta di fatto che misurare e accrescere il valore dell’It deve rappresentare per il Cio un obiettivo, perché i sistemi informativi costituiscono una parte del valore dell’azienda, che come tale va governato. «L’allineamento tra It e impresa – ha continuato Meregalli – è difficile, nonostante la competenza delle persone. Quello che si può fare è cercare di non distaccarsi troppo dalle esigenze aziendali e mettere in atto sistemi di governance, vale a dire l’insieme delle aree di intervento, delle buone decisioni». Perché è qui che l’It manager è carente, complice la complessità della tecnologia, che però non deve sempre essere utilizzata come alibi. «Non credo che il Cio debba avere un ruolo di business – ha chiosato Meregalli -: già il compito al quale è preposto è difficile da svolgere. Chi possiede queste doti punti direttamente a occupare un posto da manager». Opinioni, che partono, comunque, da un fatto innegabile: il Cio ha la possibilità di vedere l’azienda nella sua globalità, però, per affrontare i compiti che gli sono richiesti, deve trasformarsi in portatore di innovazione. Anche se, come ha sottilineato durante lo stesso evento, Enzo Bertolini 2, Cio di Ferrero Group (che in It investe circa l’1,7% del fatturato), «spesso le nuove tecnologie sono molto promettenti ma, alla prova dei fatti, non miracolistiche».
E se l’It rappresenta un abilitatore al cambiamento e all’innovazione organizzativa, altre direttrici che Bertolini suggerisce di seguire per promuovere nuovi progetti, soprattutto se di grandi dimensioni, sono l’efficienza, «concetto a volte stressato oltremisura», l’efficacia, «più difficile da dimostrare» e la visibilità globale sulle informazioni.
Ma efficacia ed efficienza, per Lorenzo Anzola 3, Cio di Mapei, «evidentemente servono, però devono essere date per scontate. Importante è l’agilità nel contesto in cui l’azienda opera e la standardizzazione dei processi, attraverso il deployment dei processi», che potranno essere semplificati dalle Soa, «se i sistemi saranno messi in grado di accoglierle».
Di agilità ha parlato anche Maurizio Galli 4, direttore sistemi informativi di Mediaset, come aspettativa nei confronti dei fornitori. «Il timing è collegato al valore dei sistemi informativi – ha sottolineato -, quindi servono soluzioni aperte e integrabili. Bisogna ridurre le inutili complessità e lavorare tutti in maniera umile, anche perché l’azienda dai responsabili dei sistemi informativi si aspetta che si faccia quello che serve nel modo più efficace ed efficiente possibile, non quello che il business chiede. Il Cio deve sviluppare la capacità di intuire quanto basta per abilitare il cambiamento. Già riuscire a non ostacolare il business rappresenta un risultato».





