Microsoft AI Diffusion Report 2025: 1,2 miliardi di utenti in tre anni, Italia sopra la media globale

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L’intelligenza artificiale è ufficialmente la tecnologia a più rapida diffusione della storia. In meno di tre anni ha raggiunto 1,2 miliardi di utenti, superando i ritmi di adozione di Internet, dei personal computer e degli smartphone. A dirlo è il primo Microsoft AI Diffusion Report 2025, lo studio realizzato dal Microsoft AI for Good Lab per fotografare la maturità dell’AI nel mondo e le aree dove la sua crescita è più intensa. Ma se i numeri globali raccontano un’accelerazione senza precedenti, il quadro rivela anche profonde disuguaglianze tra Paesi, infrastrutture e lingue.

I nuovi confini della diffusione dell’intelligenza artificiale

Il report introduce un modello di lettura basato su tre forze interconnesse: i Frontier builders, ovvero gli innovatori che spingono i limiti dell’AI; gli Infrastructure builders, che forniscono capacità di calcolo e connettività; e gli Users, individui e organizzazioni che ne fanno uso concreto. Solo l’evoluzione equilibrata di questi tre pilastri, sottolinea Microsoft, può garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo della tecnologia.

L’indagine mostra come l’AI si stia diffondendo in modo disomogeneo: l’adozione nei Paesi del Nord del mondo tocca il 23%, mentre nel Sud globale si ferma al 13%. Un divario che segue la linea del PIL pro capite e l’accesso a quelle che Microsoft definisce “fondamenta dell’AI”: elettricità affidabile, connessione a Internet, data center moderni, competenze digitali diffuse e lingua accessibile. Oggi, quasi quattro miliardi di persone non possiedono ancora queste basi.

Italia, un’adozione in crescita ma lontana dai leader europei

Nel contesto globale, l’Italia mostra segnali incoraggianti. Secondo il Microsoft AI Diffusion Report 2025, il 25,8% della popolazione in età lavorativa utilizza strumenti di intelligenza artificiale, un dato che posiziona il Paese sopra la media del Nord globale e in linea con Stati Uniti (26,3%) e Germania (26,5%). Tuttavia, l’Italia resta indietro rispetto ai vicini europei: Francia (40,9%), Spagna (39,7%) e Regno Unito (36,4%) guidano la classifica del continente, trainati da investimenti strutturali più ampi e politiche digitali più consolidate.

Microsoft evidenzia che la capacità di creare infrastrutture solide e di diffondere competenze digitali avanzate rappresenta il principale fattore di accelerazione. Non è un caso che Emirati Arabi Uniti e Singapore, Paesi di dimensioni ridotte ma con strategie digitali integrate, registrino i tassi di adozione più elevati al mondo, rispettivamente 59,4% e 58,6%.

Il peso delle infrastrutture e la concentrazione del potere computazionale

Un altro punto critico riguarda la concentrazione dell’infrastruttura AI. Stati Uniti e Cina ospitano da soli circa l’86% della capacità di calcolo globale, misurata in gigawatt di consumo energetico dei data center. Non solo: sono anche i due Paesi leader nella produzione e nella performance dei modelli di AI. Questo squilibrio, secondo il report, pone questioni di sovranità tecnologica e di dipendenza strategica per il resto del mondo.

Per i Paesi europei, Italia inclusa, la sfida sarà quindi duplice: potenziare la capacità locale di calcolo e rendere l’AI realmente accessibile, costruendo un ecosistema che valorizzi ricerca, imprese e pubbliche amministrazioni. In quest’ottica, il report suggerisce di investire su reti di data center sostenibili e su percorsi formativi che uniscano competenze linguistiche, matematiche e digitali.

La barriera della lingua e la necessità di un’AI più inclusiva

Metà dei contenuti del web – il principale bacino di dati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale – è oggi in inglese, lingua madre di appena il 5% della popolazione mondiale. Questa sproporzione linguistica, sottolinea Microsoft, costituisce una barriera strutturale all’adozione dell’AI e alla rappresentatività dei dati. Creare modelli in grado di comprendere e generare contenuti nelle lingue locali sarà essenziale per evitare che l’AI diventi una tecnologia “per pochi”.

Per l’Italia, dove la digitalizzazione procede ma resta disomogenea tra settori e territori, il tema dell’accesso linguistico e culturale rappresenta un fronte chiave. Solo rendendo l’intelligenza artificiale davvero accessibile, comprensibile e utile per le piccole e medie imprese, la società potrà beneficiare pienamente di questa rivoluzione.

Dati, competenze e inclusione: le vere fondamenta dell’AI

Come conclude il Microsoft AI Diffusion Report 2025, l’intelligenza artificiale non è più una promessa, ma una realtà diffusa che ridefinisce la produttività e l’innovazione. Tuttavia, il suo potenziale dipende dalla capacità dei Paesi di colmare i divari infrastrutturali, digitali e linguistici. L’Italia, pur partendo da una posizione intermedia, ha le condizioni per accelerare la propria crescita se riuscirà a integrare AI, cloud e formazione in un’unica strategia nazionale.

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