Il dato positivo delle esportazioni è frutto di un cambiamento di strategia delle imprese italiane
Un 2007 a tutto export. E’ il risultato dell’industria italiana che nel periodo gennaio-settembre di quest’anno ha messo a segno una crescita dell’11,5% delle esportazioni. L’aumento in valore è di 27,5 miliardi che a fine anno potrebbero essere arrivati a 35-37.
Improvvisamente il fronte dei declinisti perde una delle armi migliori a disposizione. Il dato, infatti, toglie spazio alle polemiche sul calo del nostro export che supera la Gran Bretagna e fa meglio anche della Spagna e, secondo Paolo Preti, direttore del master sulle Pmi della Bocconi, mette in rilievo la capacità da parte delle imprese “di passare da una strategia basata sui costi, che fu quella dominante dell’ultimo tentennio, a un paradigma concentrato su innovazione, qualità e servizi”.
Intervistato dal Sole 24 Ore, il docente della Bocconi ricorda la rinascita del vino italiano dopo il metanolo, la ripresa del calzaturiero nelle Marche o nella Valle del Brenta
“Fateci caso – prosegue –, nel corso dei Novanta, quando si faceva competizione sul costo delle braccia, molte aziende hanno delocalizzato diffusamente in Romania e Albania. Oggi non è più così. Anzi molte imprese tendono a reinternalizzare i processi produttivi e parte della catena del valore in azienda o sul territorio, legando insieme la filiera dei terzisti”.





