Meno confezioni per ridurre gli sprechi

Una ricerca Nielsen mostra che la metà dei consumatori europei e americani rinuncerebbe agli imballaggi per favorire l’ambiente

Rinuncereste alle confezioni dei prodotti in nome dell’ambiente? L’estetica del packaging spesso prevale sull’ecologia, lasciando campo libero a imballaggi colorati di plastica, esche del marketing per far abboccare i clienti dei supermercati. Una ricerca della Nielsen, però, mostra dei dati in parziale controtendenza. La metà delle persone intervistate (italiani compresi), eliminerebbe le confezioni se questa scelta comportasse una riduzione dell’inquinamento. La coscienza verde, in Europa e Nord America, punta l’indice soprattutto contro le scatole disegnate per facilitare il trasporto, lo stoccaggio casalingo e per essere riutilizzate come contenitori. Gli acquirenti, invece, rinuncerebbero malvolentieri agli involucri progettati per mantenere la freschezza e l’igiene dei prodotti.

Esteti e ambientalisti: scatole per tutti i gusti
La geografia dei favorevoli e contrari alle leggi del packaging è piuttosto frastagliata. Gli ambientalisti più convinti sono i neozelandesi e alcuni popoli nordici (finlandesi, norvegesi e irlandesi): oltre il 70% di loro sarebbe felice di scansare le esche pubblicitarie per garantire qualche boccata d’ossigeno all’ambiente. Il 55% dei consumatori europei, potrebbe fare a meno delle confezioni utilizzabili anche per cucinare o come contenitori, una volte svuotate; il 60% di quelle comode da conservare in dispensa. Questa percentuale si riduce al 42 in Asia, dove le case sono mediamente più piccole. Thailandesi e giapponesi sono i meno virtuosi, perché la bellezza degli imballaggi gioca un ruolo decisivo nelle decisioni d’acquisto.

«I consumatori sono preoccupati per la difesa dell’ambiente, e chiedono azioni concrete ai produttori di beni», ha spiegato Patrick Dodd, presidente di Nielsen Europa. Secondo Dodd, la percentuale di persone che si dichiara preoccupata per lo spreco delle confezioni, è passata dal 31 al 40 tra maggio e novembre 2007. Questa tendenza, sempre seguendo le riflessioni del presidente Nielsen, dovrebbe motivare le aziende a proporre imballaggi riciclabili di carta, cartone e vetro, accantonando plastica e altri composti chimici.

Marketing e abitudini di consumo
Il packaging dovrebbe poi assecondare le differenze culturali tra i vari paesi del mondo. Dodd fa l’esempio dell’Asia, dove il 90% delle persone acquista cibo fresco al mercato e si reca una decina di volte al mese nei negozi. Gli asiatici dunque, considerando anche la dimensione ridotta delle abitazioni (rispetto alla media occidentale), difficilmente rinuncerebbero a scatole facili da trasportare e immagazzinare in casa, poco voluminose e riutilizzabili, mostrando quindi un atteggiamento contrario a quello europeo e americano.

Addio al design delle confezioni come leva persuasiva di marketing? Ora è solo una provocazione: estetica e funzionalità sono elementi essenziali per attrarre i potenziali acquirenti, evidenziando le qualità dei prodotti. La ricerca Nielsen si può riassumere allora così: pollice verso per le scatole inutilmente ingombranti, colorate o con materiali non riciclabili, e pollice alzato per quelle protettive, il cui scopo è la corretta conservazione degli alimenti. L’imballaggio, insomma, dovrebbe tornare a una forma più pura e neutra, alla sua necessaria e reale funzione (freschezza, pulizia, igiene del contenuto), pur senza dimenticare le ragioni del marketing.

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