Marco Landi si dimette dalla Apple

L’ex numero due della casa di Cupertino, recentemente messo a dirigere la divisione vendita e supporto worldwide, ha deciso di dimettersi,manifestando cosi il suo dissenso per la recente riorganizzazione voluta dal presidente, Gilberto Amelio.

Breve, quasi fulminea è stata la carriera di Marco Landi nella terra della
Mela. Assunto quasi tre anni orsono come general manager europeo, in breve
il dirigente italiano era assurto fino alla carica di vicepresidente e
direttore operativo (Coo) a livello mondiale. L’acquisizione di NeXt e gli
ultimi risultati negativi hanno però cambiato le carte in tavola. Il
ritorno di Steve Jobs, ufficialmente come consulente ma secondo molti come
stratega occulto al fianco del presidente Gilbert Amelio, ha causato una
ristrutturazione organizzativa che ha penalizzato soprattutto alcuni
manager, fra i quali proprio Landi, "declassato" al ruolo di responsabile
mondiale per vendite e sviluppo. La risposta non si è fatta attendere,
anche se, laconicamente, le ragioni addotte parlano della volontà di
perseguire nuovi interessi. Al suo posto è stato nominato "pro
tempore" il senior vice president di Apple Americas, Robin Abrams.
Marco Landi è solo l’ultimo di una serie di dirigenti che ultimamente
hanno lasciato Apple. Di recente hanno abbandonato anche il vicepresidente
del marketing mondiale Satjiv Chahil, il vicepresidente delle comunicazioni
corporate Christopher Escher e la responsabile dello sviluppo Heidi Roizen.
In molti stanno masticando amaro per la ristrutturazione dell’inizio di
febbraio, che ha dato ruoli importanti a persone provenienti dal management
NeXt (e della quale Jobs sembra il vero architetto). Sembra ormai in
discussione anche la figura di Ellen Hancock, arrivata in Apple dopo anni
di militanza in Ibm come chief technology officer e ora messa
"semplicemente" a capo di una neonata divisione cheb si occupa di
affidabilità e qualità. D’altra parte, i tagli di organico annunciati pe=
r
marzo e destinati a riguardare una parte significativa della forza-lavoro
(si parla di circa duemila esuberi) dovrebbero sicuramente comprendere
anche il lotto dei dirigenti. Secondo gli analisti, le recenti defezioni
non dovrebbero intaccare l’andamento aziendale, poiché le persone
"dimissionate" sarebbero state comunque tagliate dall’azienda.

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