Ma il Wi-Fi “n” è davvero uno standard? Secondo il mio notebook no

Per risolvere i problemi di copertura e velocità della rete wireless dello studio ho sostituito il modem router ADSL con un nuovo modello a 300 Mbps, il DLink 810. Seguendo il consiglio di un amico, per ridurre le interferenze ho scelto un canal …

Per risolvere i problemi di copertura e velocità della rete wireless dello studio ho sostituito il modem router ADSL con un nuovo modello a 300 Mbps, il DLink 810. Seguendo il consiglio di un amico, per ridurre le interferenze ho scelto un canale wifi, il 13, diverso da quello usato dagli access point di tutti gli uffici circostanti, ma un laptop di recente acquisto (Compaq CQ65) pur essendo compatibile b/g/n non riusciva a “vedere” la rete. Dopo varie prove (infruttuose) con i settaggi WPA/WPA2/PSK ho provato per caso a impostare un canale diverso e il portatile è riuscito a collegarsi regolarmente. Qual è la ragione? Credevo che il WiFi “n” fosse ormai uno standard.

Lo
standard 802.11a/b/g/n prevede l’allocazione di due bande (2.4GHz, di
gran lunga la più usata, e 5GHz, usata soprattutto da dispositivi “a”) e
un certo numero di canali al loro interno.

Negli
Stati Uniti sono consentiti 11 canali, nell’Unione Europea ne sono
previsti altri due (il 12 e il 13) e in Giappone è autorizzato anche il
14, che parzialmente “sconfina” fuori dalla banda base.

Normalmente
gli access point vengono fatti funzionare con modalità di selezione
automatica del canale più adatto, ma se si sceglie di impostare
manualmente il canale e si sceglie il 13 come nel caso citato, allora
eventuali dispositivi con hardware strettamente conforme alla normativa
USA (canali 1-11) non potranno collegarsi alla rete visto che l’hot spot
opera su una frequenza al di fuori del range supportato.

A
meno che non si sia sicuri che tutti i dispositivi in uso nello studio
siano conformi alle norme europee, più “permissive”, consigliamo quindi
di scegliere un canale compreso tra 1 e 11, scegliendo però quello meno
congestionato. A tale scopo esistono delle comode utility per gli
smartphone più diffusi, come WiFi Analyzer per Android,
che traccia un grafico delle frequenze e dell’intensità di segnale. E’
importante infatti tenere conto che lo standard WiFi prevede che i
canali siano parzialmente sovrapposti, pertanto se è occupato un canale
adiacente al proprio si avranno interferenze e un calo di prestazioni.
Meglio quindi distanziarsi il più possibile dagli altri, tenendo conto
anche della potenza di segnale che tende a concentrarsi nel centro del
range di frequenze coperte dal canale.

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