L’utente chiede una Bi Più facile

Tra i diversi messaggi e anticipazioni di trend che sono emersi durante il recente Sas Forum 2007 di Milano, ne abbiamo colto in particolare due. Il primo è che la piattaforma di Business intelligence (Bi) deve essere messa al centro delle attività ope …

Tra i diversi messaggi e anticipazioni di trend che sono emersi durante il recente Sas Forum 2007 di Milano, ne abbiamo colto in particolare due. Il primo è che la piattaforma di Business intelligence (Bi) deve essere messa al centro delle attività operative dell’azienda, per cui sarà più giusto in futuro parlare di Intelligence di business, paradigma che è a un livello superiore alla Bi di oggi. Secondo messaggio, è che la Bi deve essere “invisibile” per l’utente, perché deve diventare sempre più facile e intuitiva da usare.

Abbiamo chiesto a Marco Lusardi, direttore Servizi Professionali di Sas, di contestualizzarci questa vision nel contesto italiano.

«Il discorso di Intelligenge business al posto della Bi – ha esordito il manager – si ricollega anche all’esperienza maturata da Sas in Italia e al tipo di interlocutori e di richieste che ci viene dai clienti. Certamente la funzione It ha un suo ruolo nell’ambito delle scelte tecnologiche, ma oggi sempre più emerge il peso delle funzioni di business, per cui l’Intelligenza è guidata dalle esigenze del business. Ormai da tempo stiamo vivendo la fase del “dopo Erp” in quanto gli utenti che negli anni passati hanno automatizzato i loro sistemi operazionali di base, oggi hanno l’esigenza di capire cosa fare con i dati che raccolgono con questi sistemi e quindi che tipo di supporto alle decisioni possono venire da queste applicazioni, che peraltro consentono di fare le cose standard operative, ma non di fare il salto di qualità nel prendere decisioni, nel prevedere e fare azioni di tipo migliorativo e proiettivo. Un altro aspetto è che sempre più noi di Sas veniamo interpellati da utenti di business che hanno problemi che a prima vista non sempre sono riconducibili alla Bi in senso classico, come fare report o gestire l’informazione dei dati. Per cui chi si rivolge a noi non ha chiaro qual è la piattaforma tecniologica che gli serve: sa che deve risolvere, per esempio, il problema di essere compliant a Basilea 2 ma non sa se può risolverlo con la Bi».

Secondo la vision di Sas emerge, quindi, sempre più il concetto di piattaforma estesa di Bi, che faccia da base tecnologica per le attività aziendali, sulla quale poter innescare tanti “spinotti” diversi, tra cui anche gli Erp. Un altro trend importante che si sta delineando già da alcuni anni è anche il fatto di mettere a disposizione dei clienti la Business intelligence in forma di applicazioni. Così come è stato nel mondo degli Erp, dove i clienti preferiscono il buy anziché di make, questa tendenza è ormai sentita anche nella Bi. «Ci sono clienti che ci chiedono applicazioni di Bi già fatte, e questo vale su diversi ambiti, dalle Hr alla finanza, dal rischio alla gestione degli acquisti, il che vuol dire mettere in campo queste funzioni in tempi rapidi – ha sottolineato Lusardi -. Se poi un utente ha internamente la capacità di personalizzarsi la soluzione, noi siamo ben felici di trasferirgli conoscenze e training».

L’altro tema spesso emerso al Forum è il discorso della Bi, che deve diventare invisibile per l’utente. «Infatti da un po’ di tempo abbiamo orientato la nostra R&D in un’ottica di facilità d’uso delle soluzioni – ha proseguito Lusardi -. Faccio un esempio calzante: la parte analitica, di gestione dei modelli e via dicendo è uno dei nostri punti di forza e qui abbiamo prodotti come il Data Miner o l’Enterprise Miner che si rivolgono a specialisti. Da due anni a questa parte siamo usciti con un prodotto che si chiama Forecast Server, che ingloba le stesse tecniche e gli stessi algoritmi, ma in un modo molto più agile, per cui gli utenti non devono essere specialisti di statistica o conoscitori di modelli raffinati, devono solo settare alcuni parametri e possono facilmente utilizzare lo strumento. Oggi in azienda bisogna riuscire a trovare una triangolazione tra le persone di business, che devono poter disporre di tool con facilità d’uso e le figure It che devono essere tranquillizzate sul fatto che dietro a questa facilità c’è anche un’infrastruttura tecnologica che deve essere da loro gestita. Un altro fronte, tutt’ora caldo, è quello della creazione di un unico database, al quale accedere sia da strumenti Erp che di Bi. Noi possediamo una strumentazione, nell’ambito della nostra parte di data integration, che permette di raccogliere i dati da qualsiasi fonte, uniformarli, verificarne la qualità e metterli in un unico contenitore. Oggi non basta avere un buon tool per presentare l’informazione, non basta una strumentazione analitica, statistica e via dicendo che individua i pattern o le previsioni, bisogna essere in grado di fornire dati “puliti” e di qualità».

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