Costruire un’app come Airbnb, Shopify o Slack senza scrivere una riga di codice, in appena sei ore: una sfida che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata pura fantascienza. E invece è accaduto a Milano, negli spazi di Caravaggio 37, durante il primo Lovable Hackathon italiano, organizzato n collaborazione tra Yellow Tech, Veliu, lastminute.com,
Pillar, Volta, Whatwapp e la stessa Lovable, la piattaforma svedese che sta definendo i contorni del cosiddetto vibe coding, ovvero lo sviluppo software attraverso linguaggio naturale.
L’evento, che ha attirato oltre 500 candidature da tutta Europa, ha selezionato 100 partecipanti da dieci Paesi con un’età media di 24 anni. I team avevano a disposizione sei ore per realizzare un MVP completamente funzionante e che replicasse le funzionalità di Airbnb, Shopify o Slack, usando esclusivamente la piattaforma Lovable e comandi testuali in linguaggio naturale. Obiettivo: dimostrare che la creazione di applicazioni complesse e stabili è ormai possibile anche senza scrivere una singola riga di codice.
A vincere è stato Andrea Bonarrigo (esultante nella foto), 22 anni, con una replica di Airbnb solida e intuitiva. Etienne Sgarbi e Riccardo Argenziano, rispettivamente secondo e terzo classificato, hanno invece presentato versioni personalizzate di Shopify e Airbnb. A valutarli è stata una giuria che univa competenze tecniche e imprenditoriali: Sophia Nabil Gustafsson di Lovable, Antonio Pisante di Yellow Tech, Giulio D’Alì Aula di Veliu, Martina Gianfreda di Whatwapp, Elia Bidut di Stema, Gabriel Guinea Montalvo di Pillar, Alessandro Rozza di lastminute.com e Mario Parteli di Volta Software.
L’hackathon ha rappresentato molto più di una competizione: è stato un banco di prova per valutare la maturità tecnologica del modello Lovable, una piattaforma che si propone come punto di incontro tra intelligenza artificiale, sviluppo software e creatività applicata.
Lovable: l’AI come co-sviluppatore
Fondata a Stoccolma nel dicembre 2023 da Anton Osika e Fabian Hedin, Lovable è un ambiente di sviluppo AI-driven che consente di creare applicazioni web e mobile a partire da descrizioni in linguaggio naturale. L’utente scrive semplicemente cosa desidera ottenere — per esempio “crea un sistema di prenotazione con pagamenti via Stripe e recensioni integrate” — e la piattaforma genera automaticamente il front-end in React, il back-end completo di API REST, il database relazionale e le funzioni di autenticazione e storage.
Il cuore tecnologico di Lovable è una chat di sviluppo conversazionale che coordina modelli di linguaggio di ultima generazione come OpenAI GPT-4o, Anthropic Claude 3 e Google Gemini 1.5. Questi agenti AI collaborano tra loro per interpretare le richieste, generare codice coerente, correggere errori e proporre miglioramenti in tempo reale. L’utente non scrive istruzioni di codice, ma definisce obiettivi e comportamenti: il sistema traduce le intenzioni in architetture software funzionanti.
Il flusso di lavoro segue un percorso preciso. Dopo la definizione del prompt, Lovable costruisce uno scheletro completo del progetto, che può poi essere raffinato interattivamente attraverso la chat. L’utente chiede modifiche, aggiunge funzioni o riformula parti dell’interfaccia, e l’AI aggiorna il codice in tempo reale. Il risultato è un MVP (Minimum Viable Product) funzionante e distribuibile in poche ore.
Questo approccio, che la stessa Lovable definisce vibe coding, rappresenta un passo avanti rispetto al tradizionale no-code: non si tratta di combinare moduli visivi predefiniti, ma di produrre codice reale, esportabile, leggibile e integrabile con pipeline di sviluppo tradizionali. È, in sostanza, una forma di co-programmazione semantica in cui l’AI non sostituisce lo sviluppatore, ma ne estende le capacità, permettendo a designer, analisti o product manager di passare dall’idea al prototipo in tempi estremamente ridotti.
Architettura tecnica e modello operativo
Sotto il profilo architetturale, Lovable adotta uno stack modulare e cloud-native, basato su componenti moderni e interoperabili. Il front-end viene generato in React o Vite, con componenti UI coerenti e responsive; il back-end si appoggia a Supabase o Firebase, utilizzando database PostgreSQL, autenticazione integrata e storage distribuito.
Il deploy avviene attraverso un sistema di hosting integrato che consente la pubblicazione immediata del progetto in un ambiente gestito. Tuttavia, per scenari più complessi, Lovable offre l’esportazione del codice sorgente e l’integrazione diretta con GitHub, permettendo di collegare il progetto a pipeline CI/CD esterne e strumenti DevOps aziendali.
La piattaforma include anche funzionalità di debugging automatico, scansione delle vulnerabilità e validazione dei dati, introdotte con l’aggiornamento Lovable 2.0. La nuova versione supporta inoltre modalità collaborative multiutente, workspace condivisi e funzioni di “pair programming” AI-assistito.
Dal punto di vista infrastrutturale, Lovable non si basa su un cloud interamente proprietario. Il sistema utilizza un modello ibrido, che integra servizi di terze parti come Supabase, Stripe, SendGrid o AWS per i layer di database, autenticazione, pagamenti e storage. Ciò consente grande flessibilità, ma impone anche valutazioni di compliance, in particolare per la gestione dei dati sensibili secondo le normative europee (GDPR).
Modello di pricing e gestione dei crediti
Lovable adotta una logica di utilizzo a crediti, in cui ogni interazione con l’AI — dalla generazione iniziale alla revisione di singole funzioni — consuma unità di calcolo.
Il piano gratuito permette di creare progetti pubblici con un numero limitato di prompt mensili, mentre i piani professionali, con un costo medio di circa 50 dollari al mese, includono progetti privati, domini personalizzati e un monte crediti più ampio.
Le imprese possono accedere a un piano enterprise con funzioni avanzate di sicurezza (SSO, audit log, controllo accessi) e supporto tecnico dedicato. Alcuni servizi — come hosting esterno, gateway di pagamento o moduli AI aggiuntivi — restano a pagamento separato e possono incidere sensibilmente sul budget operativo.
Il vantaggio di questo modello è la scalabilità: chi sviluppa solo prototipi paga poco, chi costruisce applicazioni più complesse sostiene costi proporzionali all’utilizzo. Tuttavia, la natura “a consumo”, simile a quello adottato per l’utilizzo di API degli LLM pubblici, può generare imprevedibilità nei progetti iterativi o a sviluppo prolungato. In contesti aziendali, questo richiede una pianificazione accurata dei cicli di prompting e una gestione strategica delle iterazioni con l’AI per evitare sforamenti di costo.
Opportunità e limiti di un nuovo paradigma
Il vibe coding proposto da Lovable non si limita a velocizzare la creazione del software: ne ridefinisce il perimetro concettuale. La programmazione non è più una sequenza di istruzioni, ma un processo conversazionale in cui il progettista definisce logiche, flussi e obiettivi, lasciando all’AI la traduzione in codice eseguibile.
Questo approccio abbassa sensibilmente la barriera d’ingresso allo sviluppo e consente a figure non tecniche di creare applicazioni reali. Tuttavia, rimangono alcune sfide aperte. Il codice generato è spesso funzionale ma non sempre ottimizzato; la scalabilità può risultare limitata per carichi enterprise; la dipendenza da modelli linguistici esterni comporta interrogativi sulla sostenibilità dei costi e sulla sicurezza dei dati.
Come ha osservato Antonio Pisante, fondatore di Yellow Tech, “non si tratta semplicemente di scrivere meno codice, ma di spostare il centro della progettazione verso l’intenzione e la logica del prodotto”.
Per Sophia Nabil Gustafsson di Lovable, “Milano ha dimostrato che la creatività italiana è pronta a interpretare questo cambio di paradigma: più pragmatica, più rapida, più sperimentale”.
Verso una nuova generazione di builder
Il Lovable Hackathon ha offerto la prima dimostrazione concreta di come il vibe coding possa essere applicato su larga scala, con risultati reali e verificabili. I prototipi sviluppati a Milano mostrano che la combinazione tra linguaggio naturale e generazione automatica di codice non è più un esercizio di stile, ma una nuova metodologia di sviluppo.
Lovable si colloca oggi in una posizione intermedia tra gli strumenti no-code e i sistemi di assistenza alla programmazione come GitHub Copilot Workspace. Il suo obiettivo è spingersi oltre la semplice automazione: trasformare la relazione con il software in un dialogo, dove l’AI diventa un partner di progetto.
In prospettiva, il successo di Lovable dipenderà dalla sua capacità di garantire qualità, sicurezza e interoperabilità in ambienti professionali. Se questi requisiti verranno soddisfatti, il vibe coding potrebbe segnare un punto di svolta per il modo in cui pensiamo, costruiamo e distribuiamo il software — e l’hackathon di Milano resterà come il suo primo banco di prova europeo.








